15 Novembre 2023
Dal 21 novembre scatta l’obbligo, voluto da AGCOM, di applicare automaticamente alle utenze telefoniche intestate ai minori sistemi e filtri come quelli di parental control che blocchino l’accesso a siti pericolosi
Scatta il prossimo 21 novembre 2023 il blocco delle SIM dei minori che, nelle intenzioni dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni che lo ha imposto, dovrebbe impedire a chi ha meno di diciott’anni di navigare su siti poco sicuri e considerati rischiosi per i più piccoli come quelli con contenuti che istigano alla violenza o al suicidio, usati per lo scambio di materiale pornografico o su cui è possibile procurarsi armi e sostanze illegali.
Dalla delibera[1] dell’AGCOM si capiscono meglio sia le motivazioni che hanno portato al blocco delle SIM dei minori e sia come lo stesso dovrebbe funzionare.
PERCHÉ SI È RESO NECESSARIO UN BLOCCO DELLE SIM DEI MINORI
Già dal 2020 i gestori telefonici avrebbero dovuto mettere a disposizione di genitori e tutori strumenti di parental control idonei a garantire la “protezione dei minori dai rischi del cyberspazio”[2]: così titola il decreto legge, il n. 28/2020 art. 7, che impose tale obbligo.
Fin qui, però, poche società di telefonia si sono conformate alle previsioni normative.
Il risultato è stato, come emerge tra le righe della delibera AGCOM, un’incertezza e una confusione, se possibili ancora maggiori, su quando e come attivare i sistemi di controllo parentale sulle utenze telefoniche in uso a bambini e adolescenti, chi possa occuparsene, a che condizioni.
Il blocco delle SIM dei minori dovrebbe risolvere una volta e per tutte la questione, uniformando l’iter a prescindere da operatori, tipologia di contratto telefonico, condizioni e offerte applicate, eccetera.
DA NOVEMBRE IL PARENTAL CONTROL SARÀ APPLICATO AUTOMATICAMENTE ALLE UTENZE TELEFONICHE DEI MINORI
Secondo quanto stabilito dall’AGCM, dal prossimo 21 novembre 2023 l’attivazione del parental control sulle utenze telefoniche dei minori dovrà essere obbligatoria, predefinita e gratuita.
Tutti i gestori telefonici che intestano SIM e piani tariffari agli under 18, cioè, saranno obbligati a impostare di default, prima dell’attivazione della scheda e gratuitamente sistemi che blocchino il traffico dati verso siti controversi e poco sicuri. Ulteriori verifiche potranno portare ad applicare il blocco anche in un secondo momento, alle SIM su cui siano attive offerte e promozioni riservate a bambini e adolescenti, per esempio.
Soltanto genitori o tutori dell’intestatario della scheda potranno fare richiesta all’operatore telefonico di rimuovere il blocco delle SIM tramite un apposito iter: prevede diversi passaggi e l’identificazione attraverso sistemi di identità digitale come SPID in modo da impedire che siano gli stessi bambini e adolescenti a provare ad aggirare indebitamente il blocco. Una volta raggiunto il diciottesimo anno d’età l’intestatario della SIM potrà chiedere personalmente la rimozione del blocco sulla propria utenza.
La delibera dell’AGCOM prevede l’obbligo per i gestori telefonici non solo di fornire assistenza ai propri clienti, ma anche di dare visibilità alla novità tramite apposite campagne di comunicazione e pubblicità.
A CHE SITI SI APPLICA E PERCHÉ POTREBBE NON FUNZIONARE IL BLOCCO DELLE UTENZE DEGLI UNDER 18
I nodi più controversi sarebbero, come hanno fatto notare alcuni commentatori, almeno due.
Il primo ha a che vedere con i siti a cui si applica il blocco delle SIM dei minori. L’authority ha individuato otto categorie diverse e sono quelle, come in parte già si accennava in apertura, dei siti che promuovono il gioco d’azzardo, la vendita di armi o il consumo di sostanze stupefacenti, che incitano alla violenza o all’odio verso determinati individui o gruppi sociali o che possono condurre il minore a comportamenti autolesionistici o al suicidio e, ancora, i siti riferibili a sette religiose, quelli usati per scambiare materiale pornografico, pedopornografico e pornografia non consensuale e quelli che offrono servizi come le VPN che consentono di nascondere le proprie attività in Rete.
Non è, però, un elenco esaustivo – questa la critica mossa alla delibera dell’AGCOM – di tutti i luoghi e i contesti che possono rivelarsi inappropriati per bambini e adolescenti in Rete, tanto più che restano fuori le piattaforme social su cui i più piccoli trascorrono gran parte del proprio tempo da connessi e su cui gli stessi siti irraggiungibili direttamente dai minori potranno continuare a farsi pubblicità.
Il secondo nodo controverso è come si proverà a evitare che il blocco delle SIM dei minori sia aggirato semplicemente utilizzando schede telefoniche intestate a un maggiorenne. Già oggi è pratica piuttosto diffusa tra le famiglie italiane attivare utenze e contratti telefonici a nome di genitori o fratelli più grandi e poi darli in uso ai minori, nonostante non esistano espliciti limiti d’età in Italia per l’intestazione delle schede telefoniche.
L’ultimo aspetto, dopo il provvedimento dell’AGCOM, ha incuriosito molti. Guido Scorza, componente del Garante Privacy, ha confermato in un virgolettato[3] a la Repubblica che non esistono norme in Italia che vietano agli operatori telefonici di intestare una SIM e il relativo contratto per l’utenza e i servizi telefonici a chi abbia meno di diciotto anni. Il limite degli 8 o, in alcuni casi, dei 13 anni applicato dalle compagnie deriva da ragionamenti meramente commerciali e che hanno a che vedere, per esempio, con l’età media a cui i bambini ricevono il primo smartphone o le famiglie decidono di attivare offerte ad hoc che consentano ai figli di chattare con gli amici, navigare o giocare in Rete.