Da www.levanteonline.net

Sono state pubblicate nei giorni scorsi sul sito ufficiale dell'Agcom (Autorità garante nelle comunicazioni) le due delibere (606 e 607) relative alla fornitura di servizi media audiovisivi sul web.
Importanti le novità, che rischiano di stravolgere la vita dei più diffusi siti di diffusione di materiale audiovisivo, tra cui YouTube e DailyMotion. Secondo l'Agcom, infatti, questi ultimi, e gli altri che abbiano i requisiti previsti, devono essere in tutto e per tutto parificati alle televisioni, e rispettare le medesime regole previste per il settore televisivo. In pratica si stabilisce che i portali che condividono filmati e file musicali andando in onda tutti giorni e senza interruzioni di orario sono equiparabili ai palinsesti televisivi.
Numerose le conseguenze. Le delibere, infatti, comportano una tassa annuale di 500 euro a tutti quei siti che arrivano ad incassare, tramite introiti pubblicitari, somme superiori a 100 mila euro all'anno. Vengono escluse, dunque, le web tv e web radio minori.
Non è questo, tuttavia, l'aspetto più significativo della disciplina voluta dall'Autorità garante. L'equiparazione alle tv comporterà infatti l'obbligo di rispettare le regole previste per le televisioni, tra cui quelli in materia di copyright, rettifica (entro 48 dalla richiesta degli interessati), responsabilità dei contenuti, azioni degli utenti e rispetto delle fasce orarie a fini educativi.
Tutto ciò appare particolarmente significativo se si considera che nemmeno il decreto Romani del marzo 2010 si era spinto a tanto, avendo escluso esplicitamente dagli obblighi e dai regolamenti televisivi tutti i siti internet, i giornali online e i motori di ricerca. Le delibere si pongono pertanto in contrasto con quanto approvato nemmeno un anno fa dal Consiglio dei ministri.
A farne le spese, per tutta una serie di fattori anche legali che si ricollegano a queste norme, sono i grandi siti ugc (User-Generated Content), vale a dire quelli a contenuto generato dagli utenti, ai quali dovrebbe applicarsi una disciplina molto più rigida di quella precedente. Ancor di più se si considera che, in un punto molto preciso della delibera, si specifica che la responsabilità editoriale grava sull'ultimo attore della filiera del video (non l'utente ma chi gestisce i contenuti). E YouTube opera una gerarchizzazione dei propri contenuti, ponendosi esattamente nella condizione di risponderne sotto questo profilo.
Il provvedimento dell'Agcom, anche se non comporta una vera e propria censura come addirittura è stata definita da molti oppositori (non si può paragonare la situazione italiana a quella presente in Iran o in Cina, ad esempio), incide sui contenuti, soprattutto a causa dell'obbligo di rettifica quando venga richiesta da parte di un qualunque interessato che si senta offeso dai contenuti diffusi.
E rischia di incidere in maniera determinante anche sull'azione legale portata avanti da Mediaset contro YouTube per motivi di copyright. La società controllata dalla famiglia del presidente del Consiglio, infatti, sin dal 2008 porta avanti una vera e propria battaglia contro il colosso di Google, denunciando che allora fossero presenti su YouTube almeno 4.643 filmati ricavati da propri palinsesti, pari a oltre 325 ore di materiale emesso senza possedere i diritti. A seguito di questa vicenda Mediaset ha chiesto un risarcimento di 500 milioni di euro per violazione del diritto d'autore.
Ora le nuove previsioni dell'Agcom potrebbero dare una svolta a questo processo, come sottolineato su Repubblica da Guido Scorza, avvocato esperto in diritto su internet, in quanto a seguito di esse si rafforzerà il concetto secondo il quale il sito ha una responsabilità editoriale. Tale concetto difficilmente potrà essere sconfessato dopo quanto stabilito dall'Autorità garante nelle comunicazioni. Proprio la responsabilità editoriale comporta, peraltro, il superamento del principio del country of origin, secondo il quale le direttive italiane sono applicabili solo alle attività con sede nel nostro Paese. Ciò non vale per la responsabilità, per cui Google potrebbe comunque essere chiamato a rispondere in caso di denuncia contro i contenuti diffusi su YouTube.
Un altro problema nasce dalla mancanza di una disciplina di dettaglio che indichi in maniera precisa le modalità di attuazione delle delibere. Ciò potrebbe determinare, nella pratica, numerose difficoltà applicative.
I siti ugc stanno studiando la questione in vista di una possibile reazione. La presa di posizione più decisa viene da Youreporter.it, che accusa l'Agcom di uccidere la libertà legata alle comunicazioni piuttosto che difenderla. Si fa appello alle altre leggi nazionali e soprattutto a quelle comunitarie per evitare ogni restrizione dell'attività sul web. C'è da scommettere che della questione si parlerà molto, già a partire dai prossimi giorni.

 

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