Da www.cultumedia.it
Recentemente sono stati pubblicati i risultati del rapporto Netizen 2010, realizzato dall'osservatorio AltraTv. La scena che le cifre fotografano è la crescita vertiginosa delle webtv italiane con un incremento del 52 % rispetto all'anno scorso. Se nel 2009 infatti, in Italia si registravano 268 canali, in un anno il numero è salito a 463.
E' una rivoluzione creativa che non si ferma, nonostante gli ostacoli legislativi e tecnologici e copertura carente della banda larga .
Molte di queste emittenti hanno ancora un'attitudine e un'affluenza amatoriale, ma alcune raggiungono già i 10mila accessi. Le finalità cambiano per ogni emittente, disegnando un universo variegato. Ci sono webtv con scopi sociali senza alcun fine di lucro, altre hanno stretto contratti con realtà economiche private,ed alcune ricevono finanziamenti pubblici tra fondi europei e pubblica amministrazione.
Bastano massimo cinque persone - il più delle volte giovani disoccupati - per dare l'avvio a un'esperienza simile.
Gli argomenti più trattati sono quelli legati all'informazione e alla promozione territoriale, oppure temi di nicchia per appassionati del settore. Il top topic è l'ambiente , seguito dal volontariato, dal lavoro, legalità e ricerca.
Ma nel 2010, mentre il numero di canali continuava a crescere, anche la politica ha iniziato a interessarsi a questo nuovo modo di fare televisione , creando restrizioni e controlli. La rete si è subito mobilitata contro l'idea dell'Agcom di istituire una tassa d'ingresso per trasmettere online, condannando di fatto tutte le piccole realtà no profit del web. Per adesso si è deciso di applicare tali regolamenti solo alle emittenti con ricavi supe riori a 100mila euro annui, salvando cosi le microwebtv.