Da : www.corriere.it
«Mi sono perso tutti i canali...» Chissà quanti avranno esclamato queste stesse parole all'indomani dell'accensione del decoder per il fatidico switch off, il passaggio dall'analogico al digitale costato una manciata di euro ad ogni possessore di tv. O un po' di più per chi ha dovuto necessariamente rottamare il vecchio tubo catodico. Per molti quell'odissea sembra perdurare: ad un anno dall'inizio della nuova era per la fruizione televisiva, c'è ancora qualche zona d'ombra negli angoli più remoti del Lazio. Emittenti scomparse, segnale che arriva a singhiozzo, ma è davvero così? Corriere.it lo ha chiesto a Francesco Soro, presidente del Comitato regionale per le comunicazioni del Lazio.
COPERTURA AL 90% - «In realtà - spiega Soro - i problemi ci sono stati solo per i primi due mesi, pagando lo scotto di aver aperto la strada allo switch off in Italia, solo in alcune zone del reatino e della provincia di Latina. Recentemente ci è però arrivata una segnalazione a Santi Cosma e Damiano, nel sud pontino. E questo accade per una motivo molto semplice: si doveva riconvertire alcuni ripetitori di proprietà pubblica, ma le difficoltà erano di natura strettamente normativa, e via via sono state risolte. Oggi la mancata copertura del segnale, citando i dati dell'associazione Dgtvi, è tra il 5 e il 10%. nel Lazio». Il presidente del Corecom racconta però di altri 'disguidi' in grado di pesare non poco sugli utenti. «Certamente alcune fasce deboli non sono riuscite ad edeguarsi al cambiamento: pensiamo a quegli anziani che non hanno avuto assistenza nel trafficare tra antenne e decoder».
CANALI SCOMPARSI - Ma c'è anche una questione a monte, ben nota agli addetti ai lavori. «Un problema non ancora risolto riguarda il posizionamento dei vari canali, 'governato' dal sistema informatico denominato Lcn ( Logical channel number). Questo strumento attribuisce in maniera automatica la posizione del canale ricevuto. Può accadere che si associno due emittenti alla stessa posizione, e che qualcuna vada a finire in fondo alla lista. Ecco perchè - prosegue Soro - molte emittenti locali, pur adeguatesi alla nuova tecnologia, sono sparite dal telecomando, e molti utenti non hanno pazienza di settare nuovamente la lista a proprio piacimento». Questo è spesso frutto di contenziosi accesi da Tv locali e 'pay', che tocca proprio al Corecom dirimere.
CI SALVI IL WEB - E se ormai il digitale è fatto, qualche problema lo sta effettivamente creando, ma sono soprattutto gli editori a farne le spese. «Certamente occorre cambiare qualcosa da parte delle imprese locali - dice Soro - per sopravvivere in un momento in cui, con il digitale, si hanno più canali, un frazionamento degli ascolti ed una contrazione degli investimenti pubblicitari acuita dalla crisi economica. Gli enti pubblici come la Regione devono fare qualcosa per aiutare il comparto, ma gli editori devono investire in creatività, abituarsi ad una produzione low budget che cambi un po' il volto alle tv locali». Le più recenti stime parlano di un 40% di posti di lavoro a rischio nel comparto radiotelevisivo del Lazio, per questo Soro non ha dubbi: «Ci sono tanti giornalisti a tempo indeterminato - dice il presidente - che paradossalmente si trovano a servizio di imprese a tempo determinato. La vera sfida è ancora il web, che cambierà completamente anche la Tv, come sta accadendo negli Stati Uniti, dove i grandi broadcaster investono su Internet in maniera sempre più decisa». Qualcosa si sta muovendo anche in Italia, ed il Corecom Lazio, per offrire uno strumento adeguato a chi intende fare business multimediale, lancerà a breve un portale ad hoc. Editori e investitori pubblicitari sono avvertiti.
