Da: www.ilsole24ore.com
Il progetto per portare la fibra a 100 megabit in tutto il paese potrebbe ripartire dal memorandum che Telecom Italia e gli operatori alternativi stanno firmando in queste ore, dopo mesi di tira e molla, chiudendo (forse) i primi lavori del "tavolo" istituito dal ministro dello Sviluppo Paolo Romani. Nel pomeriggio di oggi verrà data comunicazione ufficiale, con la presentazione del testo : un primo punto di partenza che fissa qualche paletto sul futuro assetto della banda ultralarga nel nostro paese.
Il contenuto più importante del memorandum riguarda l'istituzione di un veicolo societario a partecipazione pubblico-privato (la famosa newco) per la realizzazione delle nuove infrastrutture passive (sostanzialmente gli scavi, i cavidotti e la posa della fibra spenta) che andranno poi condivise tra gli operatori e la cui governance, ad oggi, è ancora da stabilire. Per questo sarà istituito un altro tavolo tecnico che entro tre mesi avrà il compito di fissare le regole del governo societario della newco. Un passaggio sul quale è possibile che si possa aprire una nuova battaglia.
L'altro principio-chiave del memorandum dovrebbe essere quello della sussidiarietà: a quanto si apprende la newco andrà a operare solo in quelle aree nelle quali non sono presenti altri gestori con un'offerta in fibra (ad oggi solo Fastweb, la prima a partire con i 100 megabit e Telecom, in attesa delle autorizzazioni dell'Agcom). Questo, secondo una fonte vicino al dossier, dovrebbe invogliare potenziali soci pubblici come la Cassa depositi e prestiti a partecipare al progetto grazie all'ipotesi di ritorni più o meno «sicuri».
In realtà il principio di sussidiarietà mette in rilievo un'altra potenziale criticità, questa volta sul fronte regolamentare e cioè la presentazione da parte di tutti gli operatori di piani di sviluppo «vincolanti» per la propria banda ultralarga, con Vodafone che inizialmente si sarebbe sfilata per concentrarsi sul piano di copertura del digital divide dei mille comuni e Wind alle prese con la fusione "russa" di Vimpelcom. In sostanza: ognuno dovrà dire che cosa vorrà fare sull'Ngn perché l'intesa che verrà firmata oggi - è bene ricordarlo - non riguarderà la costruzione vera e propria della rete ma "solo" delle sue basi, ovvero delle infrastrutture passive che sarà possibile condividere e nelle quali ognuno farà passare il "proprio" network, mettendo in piedi le proprie offerte.
Tutto in attesa delle regole definitive sulla banda ultralarga che l'Agcom sta mettendo a punto e che daranno un quadro chiaro di questo mercato.
Inizia così a configurarsi la bozza di un progetto reale, che riguarda la rete del futuro. Nel corso di questi mesi si è lavorato sull'unico fronte che ha visto Telecom Italia disponibile: quello della condivisione delle infrastrutture passive, scartata l'ipotesi di una alienazione totale e parziale della rete, un asset troppo importante per il gruppo telefonico guidato da Franco Bernabè.
Eppure il memorandum che Paolo Romani annuncerà oggi dovrebbe mettere fine anche al progetto "Fibra per l'Italia", messo in piedi in primavera dagli operatori alternativi per la realizzazione di una rete nuova di zecca in fibra che prescindesse dai piani di Telecom Italia