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Stiamo oggi assistendo sempre di più al tentativo della politica e dei governi di mettere le mani su informazione e tv pubbliche. Dico no a questo voler provare a trasformare la tv pubblica in elevisione di Stato, che e' un altro concetto''. L'allarme arriva dal presidente della Rai, Paolo Garimberti, intervenuto stamani al convegno sulle fonti dell'informazione nell'ambito del Prix Italia in corso a Torino dove ha parlato a lungo dello stato della liberta' d'informazione in Italia. A moderare l'appuntamento 'Le fonti dell'Informazione-pluralita', affidabilita' responsabilita' , il
direttore de 'La Stampa' Mario Calabresi che ha evidenziato come ''La moltiplicazione delle fonti di informazione e' una grande opportunita', ma puo' anche generare caos. Per questo il
giornalista deve avere affidabilita' ed essere responsabile''. Tra i relatori anche Ingrid Deltenre, direttore generale dell'Ebu (l'Ente europeo dei broadcaster di servizio pubblico) e Stefano Maruzzi, direttore di Google Italia. Garimberti ha ricordato di aver conosciuto in gioventu' la tv di Stato ai tempi moscoviti, quando era inviato: ''Mostrava solo i successi del sistema eurosocialista, quando c'erano notizie negative venivano censurate. La tv pubblica è un'altra cosa. Il rischio, però, è molto forte perche' e' un'offensiva concentrica''. E fa l'esempio della Francia dove il presidente della Repubblica che ha sostituito e nominato il dirigente che nella tv pubblica d'oltralpe incarna le figure del presidente e del direttore generale insieme (''e' come se io e Masi fossimo una figura sola'') e dove e' stata impedita la messa in onda della pubblicita' dopo le 20, e l'intervento di Zapatero in Spagna che ha vietato completamente gli spot. Al contrario per Garimberti ''la tv pubblica deve essere al servizio del pubblico. In Italia il problema e' forte e acuto". Se a suo avviso non c'e' nulla di male che nei tg e nei talk show si esprima ''un'opinione anche di orientamento'', quello che davvero lo preoccupa e' il ''collateralismo''. Un modo, argomenta Garimberti ''sbagliato e subdolo per dare l'informazione. Noi ci chiamiamo servizio ubblico perche' siamo al servizio del pubblico, non perche' siamo al servizio dei partiti''. Altrimenti tanto vale tornare a quel metodo di prima repubblica ''di assumere un democristiano, un socialista, un
comunista e uno bravo. Un tempo c'era il Tg1 democristiano, il Tg2 socialista e il Tg3 battezzato Tele Kabul, allora era tutto limpido e chiaro. Oggi e' il collateralismo strisciante (concetto ribadito per ben tre volte dal presidente) che non considero accettabile. Chi mi vuole capire mi capisca!!''. Calabresi, aveva definito quello stesso individuo, in un suo editoriale su La Stampa un ''idiota che ha rischiato di mandare all'aria il mondo''. E alla domanda se abbia ancora un senso avere un servizio pubblico 'tout-court', Garimberti risponde: ''Si', perche' se e' di buona qualita' e' ancora una garanzia''. Infine un accenno al suo ruolo di presidente di garanzia ''la governance della Rai e' molto complicata: il presidente non puo' neanche dire se una cosa e' fatta male. Penso al servizio sulla tessera del tifoso che ho criticato pubblicamente, allo stesso modo ho il diritto di dire a Maurizio Crozza che sbaglia quando dice delle parolacce alle 21.15 in diretta. Eppure l'unica cosa che posso fare e' scrivere al direttore generale e chiedergli, se vuole, di intervenire''. Un limite questo, per Garimberti, ''gravissimo della nostra governance''. (ANSA).

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Dic 2022

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