da IL SOLE 24 ORE
L'unico denominatore comune nella guerra dei prezzi dell'unbundling - l'affitto dell'ultimo miglio da parte di Telecom Italia agli operatori alternativi - è che i conti non tornano. Nessun conto e nessun numero sull'ammontare complessivo della manovra di rincaro, prendendo in considerazione il saldo tra i prezzi dell'unbundling (in salita), del bitstream (servizi di interconnessione all'ingrosso, che scendono) e del wlr, il noleggio della linea (anche questo in salita). Manovra che vale poco più di 67 milioni di euro in tre anni per fonti vicine all'Agcom e circa 350-400 milioni per gli operatori alternativi (la loro cifra "ufficiale" parla in realtà di 615 milioni di euro in cinque anni).
L'impatto degli ultimi aumenti decisi dall'Autorità - notevolmente calmierati rispetto alle richieste iniziali del gruppo guidato da Franco Bernabé - ha infatti messo sul piede di guerra i big "alternativi": soprattutto Wind, Vodafone e Fastweb, uniti nella lotta per contrastare «un salasso che rende più redditizio il rame e quindi disincentiva gli investimenti in fibra, il vero futuro delle nuove reti», fanno sapere i concorrenti di Telecom Italia. «Di che stiamo parlando? Dopo sei anni un aumento di 30 centesimi è molto meno dell'aumento del costo della vita - ha spiegato ieri presidente dell'Agcom Corrado Calabrò - abbiamo adottato il modello della Commissione europea applicando quindi l'aumento minimo possibile. Senza contare che nei prossimi anni gli aumenti saranno subordinati alla manutenzione della rete e ai tempi di attivazione della stessa».
L'Agcom quindi non ci sta e respinge le accuse al mittente: «Per quanto riguarda il canone di unbundling, l'incremento proposto per l'anno in corso è di 21 centesimi di euro al mese (da 8,49 euro a 8,70 euro, ndr) - sostiene l'Autorità - e peraltro sarà applicato a partire da maggio, visto che nei primi quattro mesi dell'anno il prezzo è stato bloccato agli 8,49 euro del 2009. In tal modo, il prezzo medio del 2010 sarà di 8,63 euro al mese». E ancora: «In relazione al prezzo medio 2010, si osserva che è di poco superiore al valore del 2003, quando fu fissato a 8,3 euro al mese e determina un incremento dell'1,65% sul 2009. Prezzo che si colloca al di sotto del valore medio dei principali paesi comunitari (9,46 euro al mese)». Esattamente opposta la versione degli operatori: «Il canone attuale (8,49) si colloca già oggi al di sopra della media europea (pari a 8,38 euro mese) e quindi il prezzo proposto dall'Agcom per il 2012 (9,67 euro) rende l'Italia come uno dei più cari in tutto il Vecchio Continente». La differenza qui si spiega partendo dalla definizione di Europa: a 27, quindi più allargata per i concorrenti di Telecom, a 17 membri per l'Agcom, tenendo conto dei paesi più simili all'Italia. Ancora gli operatori: «La media Ue non può che essere ottenuta sommando il valore attuale dei singoli valori dell'unbundling nei 27 stati membri. Una selezione dei paesi, una ponderazione dei valori o l'introduzione di nazioni che non fanno parte dell'Unione rappresentano una mistificazione che segnala il forte imbarazzo dell'Autorità nel proporre aumenti ingiustificati e lontani dalle best practice europee».
