da www.repubblica.it

L'ad di Telecom Franco Bernabè fa sapere che il piano Telecom per l'Ngn (Next generation network) prosegue come stabilito due anni fa, e senza soldi pubblici. C'è un analogo progetto degli operatori alternativi. Servono accordi altrimenti alla fine pagherebbero gli utenti
di ALESSANDRO LONGO

ALMENO alcune città italiane, le più importanti, avranno una rete di nuova generazione per l'accesso velocissimo a internet: questo ormai è certo. Il grosso enigma è se le altre città - che poi sono la stragrande maggioranza- resteranno escluse dal futuro della banda larga. E' il bilancio che è possibile fare dopo le dichiarazioni di Franco Bernabé, l'amministratore delegato di Telecom Italia. Stamattina a Milano ha confermato che il piano Telecom per l'Ngn (Next generation network) prosegue come stabilito due anni fa. Va avanti senza bisogno del supporto di fondi pubblici e nonostante l'obiettivo dell'azienda sia anche di ridurre il debito. Il tutto mentre procede in parallelo un analogo progetto degli operatori alternativi a Telecom. Al momento i tentativi di mettere d'accordo Telecom e gli altri, su un progetto comune, sono falliti. E anche se non è ancora detta l'ultima parola, diventa sempre più concreto il rischio che l'Ngn italiana sarà in miniatura, per la mancata intesa tra le parti. Vediamo quindi piano, da 9,7 miliardi, di Telecom: lanciare il servizio di banda larghissima nelle quattro principali città entro quest'anno, poi in nove nel 2011 e 13 nel 2012. Entro il 2015 se ne aggiungeranno altre 51, poi altre 138 nel 2018, per un totale di 138, pari al 50 per cento della popolazione italiana. "Due anni prima rispetto a quanto richiesto della Commissione Europea", dice Bernabé. L'UE vuole che 50 per cento della popolazione di ogni Stato sia coperto da banda larghissima entro il 2020. Il 100 per cento degli abitanti del Trentino avranno la banda larghissima già entro il 2016, grazie a un accordo appena stretto da Telecom con la Provincia Autonoma di Trento. E' probabile che lo stesso obiettivo si raggiunga con altre Regioni (Lombardia e Sardegna in prima fila). Il motivo è che alcune pubbliche amministrazioni hanno già cominciato a sviluppare una rete Ngn, con propri fondi: è il caso della Regione Lombardia e della Provincia Autonoma di Trento. Si tratta di velocità di almeno 50 Mbps; 100 Mbps in alcuni casi e, in futuro, 1 Gbps (velocità già disponibile in alcune zone del Giappone, Corea del Sud, Hong Kong, Stati Uniti). La tecnologia è sempre fibra ottica nelle case. Ricordiamo che i 100 Mbps sono arrivati già da anni in Francia, Germania, Spagna, Stati Uniti, quindi l'Italia sta cercando di recuperare un ritardo. Da settembre i 100 Mbps sono disponibili anche nelle nostre case (su due milioni di unità abitative), solo con Fastweb. "L'annuncio di Bernabé è una buona notizia, perché ribadisce un impegno preso... almeno per le città più importanti", dice Cristoforo Morandini, di Between-Osservatorio Banda Larga. "Il dubbio è dove si fermerà la nuova infrastruttura: è necessario un accordo con altri attori perché si estenda alla seconda e terza fascia di città", continua. Scettico Franco Morganti, di ITMedia Consulting e uno dei padri delle tlc italiane (ha 79 anni): "Telecom avrà i fondi necessari per dare all'Italia una Ngn degna di questo nome solo se accetta lo scorporo della rete e la quota in Borsa. Altrimenti, l'Ngn resterà una pia speranza degli italiani". Servono accordi, quindi, per il futuro della rete: se li auspica anche la Commissione Europea, nella raccomandazione sulle nuove reti pubblicata oggi. Accordi per condividere le infrastrutture, soprattutto, e così ottimizzare gli investimenti. Oltre a quelle realizzate da alcune PA, c'è infatti anche il piano di Fastweb-Tiscali-Vodafone-Wind per portare in cinque anni la fibra ottica nelle case di 15 città, con 2,5 miliardi di euro. E' un investimento però che richiede la partecipazione di altri soggetti, prevedono quei quattro operatori. Ergo, se Telecom non collabora potrebbe essere difficile arrivare in fondo alla copertura delle 15 città. E Telecom al momento collabora poco o nulla, in concreto. Sono ancora in corso, presso il ministero dello Sviluppo Economico e Agcom (Autorità garante delle comunicazioni), tavoli di lavoro perché i vari attori dell'Ngn trovino un accordo. La settimana scorsa Telecom e gli operatori alternativi hanno raggiunto un'intesa sugli aspetti tecnici, cioè sul tipo di architettura Ngn da realizzare. Resta da chiarire il problema finanziario: cioè in quali città e in quale misura investire insieme sulla nuova rete. Da questo nodo dipende l'effettiva copertura ed estensione dell'Ngn italiana.

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