da www.corrierecomunicazioni.it
Solo 100 milioni disponibili degli 800 del piano nazionale anti-digital divide. Il governo ora punta a portare la fibra ottica unicamente nei distretti industriali.
Su banda larga e incentivi per l'innovazione il governo lancia un sos alle Regioni. Le risorse scarseggiano e quindi l'unica speranza di salvare almeno una parte del piano per l'Internet veloce e il programma Industria 2015 è coinvolgere i governatori, già interpellati formalmente nella riunione della sede stabile di concertazione che si è svolta al ministero dello Sviluppo economico.A via Veneto, dove l'interim affidato al premier Silvio Berlusconi dura da oltre quattro mesi si fanno calcoli non troppo incoraggianti, sottolinea Il Sole 24 Ore. Del piano nazionale banda larga anti digital divide da 800 milioni si è persa traccia e l'orientamento, di fronte all'esiguità dei fondi, sarebbe quello di concentrarsi per ora soltanto sui distretti industriali.Nella riunione al ministero, alla quale hanno partecipato capi dipartimento, tecnici e assessori regionali, si è discusso a lungo del decreto ministeriale del 7 maggio 2010 che ripartisce le risorse da assegnare ai distretti produttivi. Il ministero fa "moral suasion" affinché le Regioni, che entro ottobre dovranno presentare i bandi per accedere al cofinanziamento nazionale, prediligano tra i progetti quelli orientati alla diffusione della banda larga. Non che ci siano tanti soldi a disposizione, anzi: per tutte le Regioni ci sono in palio circa 100 milioni divisi equamente tra finanziamento statale e cofinanziamento regionale. Molto meno delle ambizioni iniziali, fissate in 800 milioni e via via ridimensionate con il dirottamento di gran parte di questa dote verso diverse esigenze dettate dalla crisi economica.Sembra difficile a questo punto ridurre il divario digitale in tutta l'Italia, per famiglie e imprese; si punterà piuttosto a portare la fibra ottica a 73 distretti industriali che oggi non possono contare su collegamenti veloci. Cinquantanove sono quelli prioritari selezionati da Confindustria, gli altri sono stati individuati direttamente dal ministero. Ma, dopo l'appello rivolto nell'incontro a via Veneto, bisognerà verificare quali sono le reali intenzioni delle Regioni e se tutte hanno interesse a concentrare la loro piccola quota di risorse sull'information technology. Anche perché di alternative ce ne sono: il decreto ministeriale del 7 maggio infatti indica altri possibili obiettivi o settori, come il risparmio energetico, il rafforzamento dei distretti sui mercati internazionali, lo sviluppo di reti di imprese, l'abbigliamento-moda e la nautica.