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Bruxelles si prepara a varare la raccomandazione entro la prossima settimana. Bartholomew, direttore Etno: una sfida per gli investitori
Nel nuovo quadro regolatorio sulla banda larga ultraveloce, che sarà presentato la prossima settimana, Bruxelles introdurrà probabilmente una norma che obbligherà i grandi operatori telecom ad aprire l'accesso alle loro reti in fibra ai concorrenti, secondo quanto anticipa il Financial Times. La Commissione europea, riferisce il quotidiano economico, che ha visionato la prima bozza delle raccomandazioni Ue, ha deciso di usare gli stessi principi oggi applicati per regolare le vecchie reti in rame anche ai sistemi in fibra ottica di nuova generazione. Una decisione, aggiunge il Ft, che potrebbe scontentare gli incumbent: la maggior parte delle grandi telecom proprietarie delle reti, spesso ex monopolisti del mercato, avevano già indicato che i loro investimenti nella fibra dovrebbero essere regolati diversamente rispetto alle reti in rame ereditate all'epoca delle privatizzazioni. La Commissione respinge tale posizione, ma le associazioni delle grandi telecom obiettano che se le regole devono evolvere di pari passo con le reti, come mai si devono applicare gli stessi principi di una volta? Secondo gli incumbent, regole troppo severe renderebbero poco attraente investire per l'aggiornamento dell'infrastruttura Internet europea, che richiede, dicono le stime, 300 miliardi di euro. "Questo approccio regolatorio è una sfida per gli investitori", ribadisce Michael Bartolomew, direttore dell'Etno (European telecommunications network operators association). C'è poi un altro nodo: quale deve essere il prezzo a cui le grandi telecom forniscono l'accesso ai concorrenti sulle loro reti? "Non è chiaro come sarà calcolato", nota Nick Delfas, analista di Morgan Stanley. "Ma l'impatto della normativa dipende dal prezzo che i proprietari dei network potranno far pagare". "C'è bisogno di maggior chiarezza sulle regole relative ai prezzi, altrimenti si rischia che i piccoli siano esclusi dal mercato", conferma Ilsa Godlovitch della European competitive telecommunications association, che riunisce gli operatori alternativi. Questi sono tuttavia molto più soddisfatti degli incumbent della posizione assunta dalla Commissione europea. Il Ft nota che le raccomandazioni Ue non costituiscono obbligo legale per i 27 Paesi-membro, ma chi deciderà di non adeguarsi verrà probabilmente visto a Bruxelles come poco rispettoso delle norme sulla concorrenza - e questo è un settore dove l'Ue ha poteri più ampi.

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