Da www.ilsole24ore.com

Un documento "top secret" di 24 pagine e oltre 200 di allegati, che contiene la prima proposta di regole per far partire la rete in fibra di nuova generazione. Un report che sancisce almeno due obiettivi fondamentali: network massimamente aperti e reciprocità sulle nuove infrastrutture, vale a dire nessuna condizione "di favore" verso gli operatori alternativi, considerati nel progetto al pari dell'ex monopolista (del vecchio network) Telecom Italia.
È lo studio messo a punto, dopo sei mesi di lavoro, dal Comitato Ngn dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, che il Sole 24 Ore è in grado di anticipare: la magna charta dell'internet di domani, dalla quale passeranno soprattutto servizi video e televisione, supporto indispensabile per stare al passo con l'evoluzione del cyberspazio. Un documento che sarà discusso in autorità questa mattina, una prima proposta "non vincolante" il cui esito non è affatto scontato e che potrebbe infatti trovare l'opposizione di più d'un operatore.
Uno dei capitoli chiave del report è il primo, intitolato "Procedure di migrazione dal rame alla fibra". Si parte con una divisione geografica delle aree nelle quali investire: le zone ad alta profittabilità, con grandi centri come Milano e Roma, «dove si prevedono tipicamente più reti, con annunci di piani di cablatura ottica da parte degli operatori entro tre anni e di sviluppo entro otto». Sono le così dette "zone nere", dove la concorrenza sarà serratissima e dove tutti vorranno essere presenti. Ci sono poi le aree a media profittabilità (zone grigie), nelle quali «la forza del mercato non è sufficiente a generare in modo spontaneo la concorrenza infrastrutturale e dove può essere sviluppata una sola rete in virtù della quale si produrrà la concorrenza sui servizi». Qui l'Agcom ipotizza la collaborazione di enti pubblici territoriali, partenariati pubblico-privati oppure solo finanziamenti privati. Le terze aree sono quelle a fallimento di mercato, dove vivono comunque 7,5 milioni di italiani e dove la rete «non verrà realizzata sulla base di logiche economiche ma con finalità sociali».
E poi il punto più critico, quello relativo agli strumenti d'investimento: «Per garantire la massima efficienza economica e ripartire il rischio di investimento - si legge a pagina 4 - lo strumento ritenuto più idoneo è il coinvestimento». In particolare, nelle aree più ricche, si ipotizza la presenza «di un soggetto economico che sviluppi un progetto di infrastrutturazione che dovrebbe includere anche l'opzione di coinvestimento con soggetti distinti, che potrebbero partecipare alle opere civili». E ancora: «Si suggerisce che il progetto in coinvestimento nelle zone ricche sia concepito preferenzialmente come "copia cinese" del progetto nella sua forma base così da potersi condividere tra più partecipanti con uniforme ripartizione dei costi. Il proponente, che potrebbe svolgere il ruolo di leader della fase di esecuzione, avrebbe diritto a un'equa remunerazione per il coordinamento delle opere». Sul termine "equa remunerazione" si giocherà ovviamente tutta la partita.
Ma in caso di dismissione della rete in rame, peraltro altamente improbabile? «Considerato il cospicuo valore della rete da dismettere e la difficoltà per un soggetto pubblico di rilevarne la proprietà - scrive il comitato - la decisione di sostituzione totale dell'infrastruttura è di competenza esclusiva di Telecom Italia». Inoltre dovrebbe essere tutelato il diritto di tutti gli operatori interessati dal processo di migrazione di acquisire da Telecom una forma di accesso all'ingrosso sostitutiva dell'ultimo miglio, «a condizioni tecniche ed economiche sostanzialmente equivalenti». E un primo commento alla bozza di piano, è arrivato da Asati, l'associazione piccoli azionisti di Telecom, che parla di «equilibrata regolamentazione».
Intanto oggi all'Agcom si giocherà un'altra importante partita: quella delle tariffe dell'ultimo miglio che gli operatori alternativi pagano a Telecom per affittare la sua rete. Il provvedimento era atteso già per fine luglio, ma poi l'istruttoria è stata prorogata di 60 giorni.

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