Da www.ilsole24ore.com

ROMA
Le emittenti locali vanno all'attacco del piano delle frequenze approvato dall'Agcom, mentre solo alcune delle maggiori tv regionali danno battaglia sulla numerazione dei programmi sul telecomando. All'interno dell'Autorità per le comunicazioni il consigliere Nicola D'Angelo si dichiara «soddisfatto di questa conversione dell'intera Autorità e dei suoi consulenti al dividendo digitale esterno: è stato il motivo per il quale ho votato contro la delibera 181 del 2009 (quella che ha definito i criteri per la distribuzione delle frequenze digitali, a partire dal numero delle reti nazionali, ndr). Ora, però, non c'è solo la gara per il dividendo per la banda larga mobile. Non bisogna dimenticare la procedura pubblica per assegnare le cinque frequenze televisive nazionali, sulla quale l'Italia si è impegnata con la commissione Ue. L'Agcom deve approvare al più presto un regolamento al riguardo, che assicuri la concorrenza e "apra" il sistema televisivo».
Il piano delle frequenze, approvato dall'Agcom a metà giugno, indica i cinque multiplex da aggiudicare non con una gara ma con una sorta di beauty contest. Sky ha ottenuto dall'Ue di partecipare all'assegnazione di uno dei cinque multiplex, anticipando quali canali vi trasmetterà: Cielo, Cielo HD, Cielo 2, Cielo 2 HD, e Sky Arte. Il punto interrogativo, per la "gara" sul dividendo televisivo, così come per il passaggio al digitale delle regioni del Nord, già slittato in avanti nel tempo, si chiama Tar Lazio. Al quale le emittenti locali si sono rivolte, chiedendo le sospensione del piano di assegnazione delle frequenze digitali. «È inutile fare progetti, come quello proposto da Antonio Sassano sul Sole 24 Ore (del 19 agosto, ndr) - sostiene Luca Montrone, proprietario di TeleNorba - perché il piano delle frequenze è illegittimo e il Tar Lazio non potrà non bocciarlo. Alle emittenti locali dev'essere riservato, per legge, un terzo delle frequenze e il piano non lo fa, a livello di qualità. Ora vorrebbero colpirci nella quantità dei programmi. Questo, quando Rai e Mediaset arriveranno a sei reti nazionali, tre più tre, a testa».
Se il piano delle frequenze è nel mirino di tutte le principali associazioni delle tv locali, la delibera dell'Agcom sulla numerazione dei programmi - sul video e sul telecomando - lo è solo in quello di alcune delle maggiori emittenti regionali. Le quali contestano il fatto che la ricerca commissionata dall'Agcom per rilevare quali emittenti occupassero le prime nove-dieci posizioni sugli schermi nazionali, sia stata fatta anche nelle regioni dove si è passati - senza regole - al digitale, a scapito delle principali emittenti locali. «Quattro anni fa ci siamo messi a disposizione del Ministero e dell'associazione Dgtvi e abbiamo trovato l'accordo con le altre tv locali - sottolinea Carlo Ignazio Fantola, presidente dell'Unione editoriale, che controlla l'Unione Sarda e Videolina, la principale emittenti della regione. L'intesa era di ferro: a Videolina spettava il canale numero nove. Passata la festa, gabbato lo santo. Abbiamo perso il 35% degli ascolti, che stiamo faticosamente cercando di recuperare. Le tv locali, secondo Agcom e Dgtvi, dovranno andare dal numero dieci in poi. Vengono così calpestati trent'anni di lavoro. Abbiamo inoltrato la richiesta di sospensiva al Tar Lazio. Il piano delle frequenze, inoltre, ci toglie le due frequenze assegnateci tre anni fa. Anche in questo caso faremo ricorso».
Infine la Frt, l'associazione delle maggiori tv locali presieduta da Filippo Rebecchini, non inoltrerà ricorso contro la numerazione dei canali, ma solo contro il piano delle frequenze.

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