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È finalmente giunto l'atteso via libera all'asta per mettere a disposizione degli operatori mobili le frequenze del 'dividendo digitale'. Il sottosegretario allo sviluppo economico Paolo Romani, dopo una certa incertezza dell'esecutivo sulla questione, ha confermato che sì, l'asta va realizzata al più presto con un percorso che vada di pari passo alla semplificazione necessaria con l'avvento della tv digitale e in modo da essere "...il più vantaggiosa possibile per lo Stato".Romani, intervenendo ieri al un convegno sulla 'Svolta digitale' nella sede della Fnsi, ha affermato che '...E' stato avviato un confronto con varie istituzioni, tra cui il ministero del Tesoro, sull'ipotesi di destinare una parte delle risorse che lo Stato incasserebbe dall'asta di queste frequenze per rimborsare gli imprenditori televisivi che le potrebbero liberare, anche consorziandosi e rinunciando a frequenze che a quel punto sarebbero superflue"."...Un'altra parte di queste risorse potrebbe invece essere destinata a incentivare la diffusione della banda larga", ha aggiunto, sottolineando che il processo di rassegnazione delle frequenze deve essere condotto "...rispettando la storia di questo Paese e gli imprenditori che, anche a livello locale, si sono impegnati in questo settore". L'Italia si allinea quindi al percorso intrapreso già da diversi Paesi europei: dopo la Germania - che le ha già messe all'asta guadagnando 4,38 miliardi - e l'annuncio della Francia (che procederà alla vendita entro il 2011), anche la Gran Bretagna si appresta a presentare un piano entro la fine di questo mese, con la previsione di organizzare l'asta per la metà del prossimo anno. Il passaggio alla Tv digitale libererà i quattro quinti delle frequenze che servivano a portare nelle nostre case le trasmissioni televisive: questo "tesoretto", se adeguatamente sfruttato, potrebbe apportare benefici per l'economia europea quantificabili tra i 20 e i 50 miliardi di euro. Anche la Commissione europea ha più volte sottolineato la necessità di riservare le frequenze lasciate dal passaggio alla Tv digitale ai nuovi servizi a banda larga wireless, e ha adottato delle proposte che indicano in che modo sia possibile destinare una parte dello spettro, la sottobanda 790-862 MHz (ovvero le onde che coprono lunghe distanze e possono attraversare gli edifici), per favorire l'introduzione di nuovi servizi (Leggi Raccomandazione e Comunicazione della Commissione). Il Gruppo 'Politica dello spettro radio' (RSPG), consegnando alla Ue il proprio parere in merito ai contenuti del primo Programma comunitario pluriennale sulla politica dello spettro radioelettrico, ha quindi proposto, per la prima volta in un documento comunitario, la definizione di un termine, fissato al più tardi al 2015, per l'utilizzo coordinato del dividendo digitale per servizi diversi dal broadcasting.

Alessandra Talarico

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