Da www.key4biz.it

Le tecnologie dell'informazione e della comunicazione - dai telefonini ai social network - hanno radicalmente trasformato la nostra società e il nostro modo di comunicare, ma hanno anche imposto maggiore attenzione a tematiche quali la privacy e la protezione dei dati, sulle quali l'Europa può e deve fare di più.
Su questi temi si è concentrato l'intervento del Commissario Ue Viviane Reding (responsabile per la Giustizia, i diritti fondamentali e la cittadinanza) alla Conferenza "Building Trust in Europe's Online Single Market", alla Camera del Commercio americana.
La Reding ha analizzato la situazione relativa alla protezione dei dati: l'articolo 8 della Carta dei diritti fondamentali tutela specificamente il nostro diritto alla riservatezza dei dati personali e alla privacy. Chiunque, insomma, "...ha diritto a uno spazio privato in cui pensare liberamente, commettere errori, dire cose stupide, sperimentare, essere creativo o esercitare qualsiasi altro interesse", ha detto, sottolineando che il suo obiettivo fondamentale è quello "...di garantire che le persone abbiano un elevato livello di protezione e di controllo sulle loro informazioni personali".
Secondo recenti stime, il mercato della pubblicità comportamentale crescerà fino a oltre 3 miliardi di euro nel 2012, otto volte i livelli del 2007. Questo tipo di pubblicità permette alle web company di creare profili delle attività online degli utenti per meglio bersagliarli con spot basati sulle loro abitudini.
La pubblicità paga una gran parte dei servizi gratuiti che fanno girare il mondo internet.
"Ma - ha aggiunto la Reding - i nostri principi sulla protezione dei dati dicono che le email e le attività online possono essere utilizzate in questo modo solo se gli utenti sono pienamente consapevoli dell'utilizzo che ne se fa e non considerati oggetti. Quindi abbiamo bisogno di regole che rendano gli obblighi per il rispetto dei diritti della privacy molto chiari".
Bisogna garantire che i dati personali - che possono circolare tra le diverse parti del mondo in cui esistono regole diverse - siano utilizzati i maniera legittima e trasferiti in maniera sicura.
Un'altra delle tappe fondamentali, per la Reding, se si vuole costruire una solida base di fiducia è quella di chiarire meglio il concetto di 'consenso dell'utente', e cioè lavorare per evitare informazioni ambigue e confuse.
E più fiducia, ha detto ancora, "significa anche maggiore certezza giuridica per i mercanti di dati'".
In terzo luogo, continua, "...abbiamo bisogno di estendere i principi fondamentali della protezione dei dati in un unico insieme di norme, applicabili anche alla cooperazione giudiziaria e di polizia in materia penale".
In conclusione, ha detto la Reding, "i regolatori devono garantire che gli utenti possano avere fiducia nel modo in cui gli operatori trattano i loro dati e questa fiducia non deve essere in alcun modo abusata".
Per questo bisogna arrivare a una sorta di parità tra utenti e operatori, con questi ultimi obbligati a offrire strumenti e servizi chiari e a rispettare i diritti fondamentali sulla protezione dei dati personali.
Sulla base degli ultimi dati Ue, il 60% degli acquisti online tra diversi Paesi Ue non può essere completato dai consumatori poiché il commerciante non effettua consegne oltre i confini nazionali o non offre un mezzo adeguato di pagamento transfrontaliero.
Secondo la Reding, quindi, solo il 12% degli Europei si fida delle transazioni online. L'incertezza riguarda sia i venditori, riguardo le diverse leggi applicate negli Stati membri, sia i consumatori relativamente ai loro diritti quando acquistano online.
Quest'estate, La Reading ha annunciato che sarà lanciata una consultazione pubblica che verterà su un regime opzionale del diritto contrattuale europeo, basato un livello di protezione dei consumatori più alto.
Questo "permetterà alle aziende, in particolare alle più piccole, di scegliere un unico set di termini e condizioni anche quando decidono di operare al di fuori dei propri confini nazionali".

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