Da www.key4biz.it.

Il 30% dei cittadini europei è 'vergine' dal punto di vista digitale: non ha, cioè, mai usato internet né ha le competenze per farlo. Fuori dal mondo digitale, com'è prevedibile, i più anziani, i più poveri, i meno istruiti.
Un gap che la Ue vuole assolutamente colmare, anche grazie alla 'Digital Agenda', il cui obiettivo è quello di massimizzare il potenziale sociale ed economico dell'ICT.
Il problema, secondo Neelie Kroes, è che l'Europa non investe abbastanza, né in ricerca, né nelle reti di nuova generazione, ma, soprattutto, non sembra neanche in grado di immaginare in che modo costruire una società più inclusiva e sostenibile.
Nell'ambito del Summit 'The critical role of cities in making the Digital Agenda a reality', la Kroes si è rivolta agli amministratori locali, che hanno un ruolo cruciale nell'accelerazione della realizzazione di nuovi servizi e infrastrutture.
Attraverso le reti di nuova generazione viaggeranno servizi essenziali per le ultime e le vecchie generazioni, dalla teledidattica alla sanità elettronica: è dunque essenziale che tutti facciano la loro parte. E molte autorità locali, ha detto la Kroes, la stanno facendo.
Le reti sono "uno strumento per la creazione di valore pubblico", per il fatto che esse consentono lo scambio e la conservazione di dati che possono essere utilizzati per rendere i servizi pubblici "più intelligenti" e per dare la possibilità alle persone e alle aziende di innovare, imparare, creare, ha detto la Kroes.
Internet è la piattaforma essenziale per abilitare questa trasformazione e le reti ultra veloci sono imprescindibili per un futuro pienamente digitale. Per realizzarle, tuttavia, occorre affrontare ingenti investimenti, dal ritorno economico ancora incerto. Investimenti che spaventano le società private, ma che potrebbero dare alle municipalità che li sostengono un notevole vantaggio competitivo. Bisogna pertanto sviluppare nuovi meccanismi finanziari che consentano di condividere oneri e rischi. Ci vorrebbero, per esempio, nuovi metodi per aumentare le obbligazioni e fornire facilitazioni di credito attraverso la Banca Europea degli Investimenti. E bisognerebbe anche attingere ai finanziamenti esistenti per lo sviluppo regionale.
Secondo la Kroes, però, è necessario fare di tutto per ridurre i costi che i provider dovranno affrontare per realizzare queste reti.
Gli amministratori locali possono fare molto in questo senso: ad esempio facilitare l'accesso ai condotti, aiutare gli investitori a condividere le infrastrutture come le trincee per evitare le duplicazioni, come sta avvenendo ad Amsterdam col progetto CityNet. In questo caso, la città è andata anche oltre: diventando essa stessa investitore potrà affittare la rete garantendo a tutti un accesso aperto e non discriminatorio.
Meglio ancora, ha sottolineato la Kroes rivolgendosi sempre agli amministratori locali, "le vostre città potrebbero occuparsi della posa della fibra mentre effettua altre opere di ingegneria civile e trasformarla in un nuovo canale di reddito".
In Danimarca, ad esempio, circa 20 mila connessioni in fibra sono state fornite attraverso questo tipo di cooperazione tra autorità locali e due fornitori di servizi elettrici.
Comuni e Regioni, suggerisce ancora la Kroes, potrebbero autorizzare il pre-cablaggio dei nuovi edifici.
Un altro versante in cui le municipalità potranno giocare un ruolo importante riguarda i cambiamenti climatici: "Le autorità locali hanno un ruolo di catalizzatore che nessun altro può eguagliare, essendo il banco di prova per le tecnologie innovative". In generale, le municipalità possono agire su diversi fronti: accelerare sui servizi digitali, ridurre l'uso di energia degli edifici, favorire la realizzazione di smart grid per la distribuzione dell'energia elettrica.
Per questo la Ue supporta iniziative quali Smart Cities, la Green Digital Charter e il Patto dei Sindaci, sottoscritto da 1.600 autorità locali in due anni.

di Alessandra Talarico

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