La Commissione Ue ha dato il via libera alla decisione di Ofcom, l'autorità britannica delle telecomunicazioni, di imporre a BT di offrire ai concorrenti l'unbundling virtuale (VULA) ma non quello fisico sulle proprie reti di nuove generazione. Con Unbundling si indica la possibilità che hanno gli operatori telefonici di usufruire delle infrastrutture (come cavidotti, pali del telefono) esistenti proprietà di altro operatore (in questo caso BT), per offrire ai clienti servizi propri, pagando un canone all'operatore proprietario delle infrastrutture. Il commissario alla Digital Agenda, Neelie Kroes, ha dichiarato: "In questo specifico caso, l'unbundling virtuale sembra l'opzione migliore per salvaguardare la concorrenza e consentire ai consumatori di beneficiare della vasta gamma di servizi offerta dall'infrastruttura Ngn". La situazione, ha inoltre dichiarato, sarà a "breve termine": infatti l'unbundling virtuale avrà la durata di 4 anni, ma, in base agli sviluppi del settore, è possibile una revisione della decisione da parte dell'Ofcom anche prima della scadenza, questo per far sì che l'unbundling fisico possa essere imposto nel mercato il prima possibile. Il piano di sviluppo delle reti in fibra ottica in Europa costerà circa 300 miliardi di euro. BT, da canto suo, ha in progetto di spendere circa 2,5 miliardi di sterline per una rete che dovrebbe arrivare a coprire i due terzi delle famiglie britanniche entro il 2015.
Il piano prevede quindi la copertura in fibra ottica del 90% del territorio britannico entro il 2017, ma tutti dovranno avere accesso alla banda larga a una velocità di almeno 2Mbps entro la fine del 2012. La Commissione ha però respinto la proposta in base alla quale sarebbe stata BT a fissare il prezzo dell'accesso, insistendo sul fatto che le tariffe devono necessariamente essere orientate ai costi.