Da www.corrierecomunicazioni.it

Il numero uno di Intesa SanPaolo: "Finanziare l'innovazione per dare un futuro al Sistema Italia".
Corrado Passera l'innovazione ce l'ha nel sangue. Ne ha dato prova in Poste Italiane, l'azienda che ha lanciato sulla strada del risanamento perseguendo l'efficienza e portandola in nuovi mercati, come quelli finanziari. E ne ha dato prova ancor di più quando si è trovato, all'alba dell'era del telefonino, nel ruolo di co-amministratore delegato di Olivetti nel momento in cui il gruppo di Ivrea battezzava l'avventura Omnitel e Infostrada. E poi è stata la volta di Intesa prima e successivamente di Intesa SanPaolo, di cui è attualmente amministratore delegato.
Da metà aprile insieme con Assinform, l'associazione Ict di viale dell'Astronomia, ha dato il via ad un piano che prevede un miliardo di finanziamenti alle imprese che scelgono di innovare, con la convinzione che l'innovazione, ne è convinto Passera "rappresenta la leva numero uno della crescita". Quali sono in dettaglio i termini dell'accordo fra Intesa SanPaolo e Assinform? E perché per un istituto di credito è così importante scommettere sull'Ict?
L'accordo ha un'enorme importanza: la collaborazione tra un'associazione di categoria del calibro di Assinform e un grande istituto di credito come Intesa SanPaolo consente di velocizzare l'accesso al credito e di abbattere quindi la burocrazia. Quando si parla di credito di lungo termine le analisi e le valutazioni sono sempre impegnative. È vero che la banca potrebbe cavarsela chiedendo ampie garanzie finanziarie. Ma ciò non basta quando in realtà l'obiettivo è in realtà finanziare progetti di qualità. Dall'altro lato bisogna considerare che stiamo entrando in una fase in cui le aziende nel loro assieme saranno meno "bancabili" anche e soprattutto a causa degli effetti della crisi e del difficile momento economico. Ed anche per le banche che vogliono sostenere le aziende non è facile capire come compensare bilanci in difficoltà.
Quindi?
Quindi abbiamo deciso di dare maggior peso ai progetti che l'azienda si propone e si impegna a fare. Più che guardare al passato e al presente ragioniamo sul futuro. E questo ci porta inevitabilmente a calcare il terreno dell'innovazione di cui l'Ict è una delle principali componenti. In un Paese come il nostro, se si vuole crescere davvero, bisogna investire in innovazione.
Ma è possibile tornare a crescere?
Se l'Italia non rimetterà in moto la macchina dello sviluppo si troverà ad affrontare una situazione che può farsi molto critica. La priorità deve essere per tutti, anche per noi come istituto di credito, trovare il modo per favorire una nuova fase di crescita. E quando si parla di crescita non si può non finire nel terreno dell'innovazione, che è la leva più importante.
Dov'è che bisogna innovare?
È necessario coinvolgere tutta la filiera a partire dalle attività di ricerca fino alla distribuzione. Tuttavia sono convinto che per fare innovazione, ossia creare valore, sia necessario innanzitutto passare dalla teoria alla pratica. Velocemente. Ci sono molti buoni slogan. Ora però bisogna fare in modo che non restino tali. La leva dell'informatica e delle telecomunicazioni, ma diciamo pure dell'Ict in tutte le sue forme, è quella principale su cui fare forza. Il nostro Paese deve aumentare la propria capacità produttiva e crescere sul fronte della competitività, e affermare maggiormente la propria presenza sul mercato globale. Insomma c'è molto da fare e tutti gli attori in campo - a partire da mondo politico, imprese e banche - devono impegnarsi affinché si proceda nella direzione giusta.
Il governo secondo lei come dovrebbe intervenire concretamente?
È tutto il Paese che si deve impegnare di più. Si parla spesso di innovazione ma poi, ripeto, non si fa abbastanza affinché i progetti si concretizzino. Basti pensare, ad esempio, che dal punto di vista fiscale molti investimenti sono stati premiati, ma quelli che riguardano l'Ict non hanno ancora trovato la giusta remunerazione. È evidente che bisogna fare di più, soprattutto quando si tratta di agevolare le aziende che investono in soluzioni e servizi di nuova generazione che servono a costruire e garantire il futuro del Paese. Il tema, in ogni caso, è fare sistema: la storia ci insegna che quei Paesi e quelle economie dove le imprese industriali, quelle bancarie e l'amministrazione pubblica hanno lavorato assieme, si sono ottenuti i migliori risultati sul fronte della crescita e si sono potute impostare strategie di lungo termine che consentono di fare fronte a momenti difficili come quello attuale.
Intesa SanPaolo è in prima fila sul "dossier" innovazione: oltre all'accordo con Assinform sono stati siglati anche altri accordi. E poi c'è una partecipazione importante in Telecom Italia via Telco. Specificamente riguardo a Telecom c'è la questione degli investimenti nella rete. Cosa ne pensate?
Non entriamo nel merito dei piani di Telecom Italia, ma certamente siamo molto favorevoli a tutti gli investimenti che l'azienda decidesse di fare per rendere le reti e il Sistema Italia il più moderno ed efficiente possibile. Vediamo nell'interesse dell'azienda, degli azionisti e del sistema Italia, un impegno forte per dotarci di reti le più innovative e performanti possibile.
Cos'altro bolle in pentola sul fronte dell'innovazione in casa Intesa SanPaolo?
Una menzione va di sicuro alla tematica delle nuove aziende: da tempo siamo in campo per favorirne la nascita, perché siamo convinti che è necessario guardare al futuro. Ci sono molte persone che hanno buone idee: il ruolo di un istituto di credito, oltre che quello di finanziare le buone iniziative e coloro che credono nel futuro, deve anche essere quello di favorire la messa a punto di piani di business credibili e sostenibili nel tempo. Spesso chi ha un'idea vincente non è poi in grado di concretizzarla sul piano imprenditoriale.
E cosa fate a proposito?
Siamo impegnati nel mettere in contatto chi ha le idee con chi ha i capitali da investirvi e a volte scendiamo in campo anche in prima persona. Ma è solo un'esemplificazione di una linea di lavoro che ci trova impegnati da tanti anni, con finanziamenti ad investimenti legati all'innovazione, anche senza garanzie, e con il tentativo di affiancare le imprese italiane, attraverso Intesa SanPaolo Eurodesk, nella partecipazione ai bandi dell'Unione Europea, che per favorire l'innovazione mette in campo cifre rilevantissime. Visto il moltiplicatore elevato che questo tipo di investimenti ha nell'economia reale, credo che sia un contributo non da poco.

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