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Niente sarà come prima, prometteva l'ultima Conferenza nazionale sul digitale terrestre, svoltasi all'Auditorium di Renzo Piano. «Niente come prima? È peggio» potrebbero aggiungere i cittadini di Roma e di Latina.

Napoli, le tv "invisibili". Quelli di Napoli rischiano di aggiungersi al coro: ad oggi, le emittenti non hanno ricevuto l'assegnazione delle frequenze dalle quali trasmettere (domani é il giorno). In cambio, hanno visto il Piano delle frequenze analogiche da spegnere: «Ve ne sono alcune assolutamente inesistenti e altre che sono vere e proprie microtv» denuncia Costantino Federico, proprietario di TeleCapri, emittente leader di ascolto in Campania. «È un trucco per assegnare a quei soggetti delle frequenze effettive in digitale» continua Federico. Lo spegnimento dell'analogico in Campania é previsto dall'1 al 16 dicembre. Cosa costava rinviare di un paio di mesi per avere il Piano nazionale delle frequenze approvato dall'Agcom?

Roma, troppo in fretta ma senza Piano. La stessa domanda vale per Roma e parte del Lazio. I punti "oscuri" dell'affrettata transizione al digitale sono parecchi. Primo: la transizione é stata effettuata senza attendere l'approvazione del Piano delle frequenze. Eppure siamo in fase d'arrivo. Il Piano definirà: quali frequenze andranno alle 21 reti nazionali; quali alle reti in tv mobile DVB-H (tecnologia che appare sulla via del fallimento: le rispettive reti potrebbero trasformarsi in altrettante terrestri); tra le 21 nazionale il Piano deve indicare le cinque reti del "dividendo digitale" interno al sistema televisivo assegnare con procedura pubblica. Non è l'Agcom, che approva il Piano, però, ad aver deciso che a Roma e nel Lazio le cinque frequenze in "gara" saranno la 7, la 10,, la 28, la 55 e la 57. Sono quelle che non sono state assegnate. Con quali criteri il ministero dello Sviluppo li ha scelti?

Lazio, rischio contenziosi. Il modello scelto dall'Italia prevede reti in isofrequenza (Sfn): ciascuno trasmette dai suoi impianti sulla stessa frequenza per ottimizzare l'uso della risorsa. Nel Lazio si é voluto accontentare tutte le tv locali, assegnando una capacità trasmissiva enormemente superiore alla loro capacità editoriale. La causa sono gli squilibri del sistema tv, non certo la loro incapacità. È così accaduto che sia stata assegnata la stessa frequenza a programmi diversi in città diverse e in siti vicini e interferenti tra loro. Il sito OTG-TV.it/Lazio rivela come, ad esempio, a Latina la frequenza 39 sia stata assegnata sia a Canale Italia 2 sia ad Extra Tv, contemporaneamente, sui siti di Ariccia e Monte Artemisio. Il rischio é di creare futuri contenziosi e un nuovo Far west digitale. In caso d'interferenza, con la trasmissione digitale non si vede nulla, al contrario della "nebbiolina" dell'analogico.

Non invadiamo la Corsica. O no? Vi è stata, poi, una migrazione di emittente su Monte Cavo. Prima, se una frequenza era utilizzata da Monte Mario, non poteva essere utilizzata a Monte Cavo. Il Piano dell'Autorità per il Lazio prevede potenze ridotte su alcuni canali, per non disturbare le radio e le tv francesi in Corsica. Monte Cavo "spara" i segnali verso la Corsica: le emittenti sono state avvertite? Si aspetta le proteste francesi?

Il biglietto della lotteria. Ancora: con quali criteri il ministero dello Sviluppo ha scelto le emittenti che vanno in banda 800 mhz che, dal 2015, potrebbero ospitare la larga banda in mobilità secondo la Raccomandazione dell'Ue e la Conferenza internazionale di Ginevra 2006? Hanno avuto - senza pagarlo - un biglietto della Lotteria che potrebbe rivelarsi vincente se riusciranno a vendere la loro capacità agli operatori telefonici. Tanto paga lo Stato, ovvero i cittadini, in termini di mancati introiti di una gara per queste frequenze. Questo mentre i cittadini devono spendere soldi per antenne, primi e secondi decoder e televisori.

Black in digital.Veniamo ai punti dolenti per gli utenti. Si sono scaricati sui cittadini del Lazio (e sarà così anche in Campania) una serie di problemi irrisolti. A partire dal mancato accordo tra le emittenti sulla numerazione automatica dei canali da parte di decoder e tv integrati durante la sintonizzazione dei canali. Ecco, allora il conflitto tra tre, quattro, cinque emittenti per ottenere le posizioni più ambite (9,10,11,12). Ecco allora i canali in nero o quelli per i quali il decoder avverte di «non ricevere alcun segnale».

Un salto in Germania. Secondo: per diversi giorni molti cittadini romani non sono riusciti a sintonizzare i canali 1, 2 e 3 e i rispettivi canali della Rai. Non perché la mattina di lunedì 16 TelePace voleva prendersi tali posizioni (non c'è legge, del resto, che le assegni alla Rai). Quanto perché molti decoder, sia acquistati due anni fa sia quelli recenti ma prodotti diversi mesi prima, avevano per la banda VHF, da dove la Rai trasmette il suo multiplex principale con le sue tre emittenti generaliste, la vecchia canalizzazione italiana per il VHF. Con il passaggio al digitale, però, la Rai é dovuta passare alla canalizzazione europea (così si é trovato il canale analogico per Europa 7). Per trovare i primi tre canali Rai sul decoder bisogna fare un "salto in Germania", selezionando tale lingua prima della ricerca dei canali. Il decoder la effettua per la banda VHF "europea". E i canali Rai, magicamente, riappaiono! No info per la Rai. Le informazioni sui canali RaiSat sono introvabili su molti decoder: il software diffuso é ricevibile solo da quelli in MHP, i più costosi ma non dagli zapper e dai tv integrati. Tutto bene, é andato proprio tutto bene, si sente ripetere a ogni convegno e dichiarazione ufficiale. Meglio di così...

(di Marco Mele)

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