Corriere delle comunicazioni

Soro, presidente Corecom Lazio: sul tavolo problemi aperti

Sul digitale terrestre a Roma non è facile essere obiettivi perché da un lato c'è l'orgoglio per Roma capitale digitale, dall'altro la preoccupazione sui riflessi che possono colpire i cittadini , con una serie di problemi che ancora non hanno trovato una risposta definitiva. Francesco Soro, numero uno del Corecom Lazio - l'Autorità di Garanzia per le Comunicazioni della Regione - è in prima linea nel passaggio dal segnale analogico a quello digitale e considerata l'ampiezza della transizione che sta, assieme agli altri attori, gestendo ha ben chiari i vantaggi e i problemi. Problemi che avevamo già individuato in uno studio fatto dall'Università La Sapienza e che ora si sono verificati in Piemonte, facendoci ritenere che possano accadere anche da noi. Problemi che vanno dalle antenne dei palazzi ai ripetitori, passando per i decoder, l'assegnazione delle frequenze e le interferenze. Per le antenne, per esempio la questione è che il segnale digitale è molto pi pulito di quello analogico: dove prima l'antenna di casa captava un segnale debole ma sufficiente a farci vedere il canale, ora non è piè così, spiega Soro. Un problema noto da anni, che il governo aveva provato a risolvere già nel 1990, con la legge 46, che prevedeva la messa in sicurezza delle antenne, o con la legge Maccanico del 1997, che demandava agli enti locali il compito di sistemarle. Per questo - spiega il numero uno del Corecom Lazio - i problemi di ricezione non si hanno solo nelle valli. ma anche in centro a Torino, dove sono presenti molti palazzi vecchi, mentre i nuovi condomini delle periferie hanno già antenne nuove. C'è poi un problema di ripetitori perché, oltre a quelli ufficiali, ci sono quelli non ufficiali , fatti da enti locali e comunità montane, che coprono aree magari pi disagiate. Col passaggio al digitale spesso chi ha costruito questi ripetitori non potrà più trasmettere, perché non sarà più un operatore di rete. Queste antenne saranno spente, e quindi non sappiamo cosa potrebbe succedere, giusto per fare un esempio, in province come Rieti e Frosinone. Senza considerare poi che l'Italia è uno dei Paesi più ricchi di tv locali: una circostanza che porta a due questioni ancora sul tavolo. Da un lato c'è quella della numerazione del telecomando. I decoder non sono stati pensati per una situazione ricca come quella italiana - continua Soro -. Questo fa sì che se più emittenti scelgono di trasmettere sul canale 10, gli apparecchi potrebbero bloccarsi: fino a 3 emittenti il decoder permette all' utente di scegliere a che segnale associare quella selezione, ma per numeri pi alti non è così. Ciò che manca (al due di novembre) è un piano regionale delle frequenze. Ovvero un piano che stabilisca chi ha diritto di occupare le posizioni ritenute più privilegiate all'interno delle fasce dedicate alle tv regionali, comprese fra il 10 e il 19 e fra il 30 e il 39. Il viceministro Paolo Romani ha assicurato che ci saranno frequenze per tutti, e questo è un problema in meno per le Tv locali che si apprestano ad affrontare la sfida - dice Soro -Tuttavia, manca il criterio per stabilire come procedere alla numerazione Lcn (logic channel number): quello più probabile è basato sulla graduatoria che i Corecom regionali stilano per l'assegnazione dei contributi, ma ne restano possibili altri, come uno basato sull'Auditel.
C'è, infine, un problema di interferenze. A seconda della distanza dai ripetitori dei segnali delle emittenti locali, ci sono interferenze che creano un problema per chi capta il digitale - racconta l'avvocato -. In sostanza, i segnali cambiano e anche se una persona, il primo giorno dopo lo switch off, chiamasse un antennista per farsi orientare l'antenna in modo tale da captare i segnali, rischierebbe di non vederli più il giorno dopo, perché c'è un processo di stabilizzazione che in Sardegna, ad esempio, secondo il Consiglio delle autonomie locali è durato mesi e ha interessato il 13% dei comuni sardi . Problemi per cui il Corecom ha già sollecitato sia il ministero (per quanto riguarda i ripetitori e le frequenze) sia la Regione Lazio, che aveva parlato di alcune iniziative fra cui un accordo con gli antennisti per un prezzo calmierato a 35 euro per chi dovesse intervenire sull'antenna di casa.

M.B.

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