Documento dell’Italia a Bruxelles. L’AgCom: basta spot a volume alto

Youtube è come mimetizzato. Si è travestito da piattaforma tecnologica, da autobus che si limita a trasportare i video realizzati dall’uomo della strada. E con questo assai comodo abito è riuscito a sfuggire a molti degli obblighi fissati (per le altre aziende editoriali, per le tv tradizionali) dalle leggi nazionali ed europee. Ma adesso questa posizione di privilegio – che è di Youtube, di Google, e per motivi diversi di Amazon o Netflix – dovrà finire.

L’attacco frontale alle «piattaforme e agli intermediari » della Rete porta la firma del governo italiano, che prende posizione in un suo documento di 15 pagine già in viaggio verso la Commissione Europea. Si tratta del contributo che Palazzo Chigi, il ministero per lo Sviluppo economico e quello per i Beni culturali inviano a Bruxelles in vista dell’aggiornamento della Direttiva 2010/ 13 sui Servizi dei media audiovisivi.

Bene, l’Italia chiede che il principio chiave della «responsabilità editoriale» finisca con l’investire a pieno i colossi di Internet, che oggi lo scansano abilmente. I signori di Amazon o di Netflix, che forniscono agli abbonati un catalogo di contenuti video, a quel punto avrebbero gli stessi doveri di Mediaset, Rai, Sky ad esempio per gli investimenti in opere italiane oppure europee.

Il documento nota poi che i big della Rete «competono con i broadcaster tradizionali sui medesimi mercati» (come diritti tv e pubblicità) e «puntano agli stessi target di consumatori». Ma oggi operano da una «posizione di vantaggio», sia normativo sia fiscale. L’Italia – come già la Germania e la Spagna- invita adesso a fermare i “furbetti” del web «adottando l’approccio follow the money », segui il denaro. Se Google o Youtube realizzano grandi fatturati in un Paese europeo, è giusto che paghino le tasse secondo le aliquote di quel Paese. Su questo punto è ancora più netto il nostro Garante per le Comunicazioni (l’AgCom) che pure ha inviato a Bruxelles un suo documento. L’AgCom invita l’Ue a neutralizzare – anche con un regolamento subito cogente – il Lussemburgo e l’Irlanda, cioè le Nazioni che offrono ai giganti di Internet quei benefici fiscali poi validi in tutta Europa. I deputati che ieri hanno studiato i due documenti ( di governo e Agcom) notano anche che il Garante italiano vorrebbe vietare – nella Direttiva Ue – una pratica tipica delle tv italiane. Abilissime ad aumentare il volume quando mandano i loro spot perché la pubblicità ci raggiunga ovunque. (TvZOOM 4 ott 2015)

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