Non è la scatola, non è il software: la vera novità dell’Apple Tv è Siri. L’assistente vocale di Apple esiste dal 2011 e ha debuttato sull’iPhone 4s proprio il giorno prima della scomparsa di Steve Jobs. Col tempo, il ruolo di Siri nell’ecosistema della Mela è diventato sempre più importante: è arrivata su iPad, prima, nell’interfaccia per l’auto poi, quindi Apple Watch poi. E ora anche su Apple Tv. 

Parlare a un computer o a uno smartphone è sempre un po’ spiazzante, è difficile non sentirsi ridicoli, e non è detto che la conversazione con una scatoletta nera non sia più facile. Ma toccherà farci l’abitudine, perché la voce sarà uno dei modi con cui comunicheremo con computer, smartphone, tablet e molti altri apparecchi: le conseguenze potrebbero essere bizzarre, come nel film Her, dove il protagonista s’innamora della sua assistente vocale.  

Siri su Apple Tv non si limita a rispondere ai comandi, a cercare film e a controllare il play e la pausa. Comprende le richieste, fa le sue ricerche sui contenuti disponibili tramite le app e mette a confronto le offerte, così poi si può scegliere se guardare il film tramite iTunes, Netflix, Hulu e Showtime. Da noi ci vorrà tutta l’intelligenza di Siri per districarsi tra TimVision, Infinity.tv, Sky, Chili, Wuaki, e mille altri: ammesso che arrivino sulla piattaforma di Apple, infatti, i servizi di streaming attivi in Italia offrono abbonamenti con formule complesse, dove di solito si paga un canone e una cifra aggiuntiva per ogni contenuto, o pacchetti di film a costo fisso. Piani partoriti da atleti della burocrazia degni di un romanzo di Kafka: e però proprio qui che Siri sarebbe più utile. Trasformando il ciarpame contrattuale, i cavilli e le gabelle in numeri, e confrontandoli, potrebbe finalmente dare importanza al contenuto e al prezzo, i soli dati che veramente contano se si vuole vedere un film o un programma tv. Diventerebbe davverouna guida intelligente alla tv del futuro, che abilmente sorpassa i vari provider e li considera solo come canali da cui scaricare contenuti.  

Negli Usa sarà così, vista l’offerta di tv online, e certamente altri canali si aggiungeranno nelle prossime settimane, sotto forma di app da scaricare e installare sull’Apple Tv. In Italia no, almeno all’inizio: è vero che il nuovo set top box di Cupertino arriverà dopo il debutto di Netflix, ma per il resto iTunes ha un catalogo piuttosto limitato, mentre Hulu e Showtime non sono attivi.  

E soprattutto, Siri non funzionerà nella nostra lingua. L’Italia non figura infatti fra gli otto Paesi (Australia, Canada, Francia, Germania, Giappone, Spagna, Regno unito, Usa) dove sarà possibile parlare all’Apple tv per mezzo del nuovo telecomando. L’hardware è uno solo, quindi i due microfoni ci saranno, forse utilizzati in qualche app o qualche gioco. Ma della ricerca con Siri non c’è traccia sul sito Apple per gli sviluppatori: se va bene, Siri sarà consultabile attraverso la tastiera virtuale sullo schermo, un processo lungo e noioso, che fa scadere di molto l’esperienza d’uso. Potrebbe addirittura non esserci affatto, sostituita da una generica funzione di ricerca. Senza i comandi vocali di Siri, l’Apple Tv sarà - almeno all’inizio - gravemente limitata in una delle sue caratteristiche più interessanti e più utili; peccato perché è evidente che per Apple fosse il punto forte dei nuovi annunci, tanto che l’invito per l’evento della settimana scorsa faceva proprio riferimento a Siri e all’Apple Tv.  

Rimangono le app, i giochi, la piattaforma per la domotica (ma anche qui, Apple ha cancellato all’ultimo momento i lanci relativi a HomeKit). La rivoluzione Apple Tv per l’Italia è rinviata; bisognerà aspettare, forse, un aggiornamento software, e non è detto che arrivi presto: c’è voluto più di un anno perché Siri su iPhone parlasse italiano. 

Bruno Ruffilli - La Stampa.it    15 settembre 2015

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