Da www.key4biz.it
La scuola digitale, quella 2.0, dove non esistono più pesanti libri di carta, ma solo eBook, e dispositivi elettronici per poter leggere, approfondire e avere un'informazione più dettaglia e al passo coi tempi, sta prendendo forma anche in Italia. La scorsa settimana il Ministro dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca, Francesco Profumo, ha firmato il decreto ministeriale in materia di adozioni dei libri di testo. Tra le principali novità, la disposizione per i Collegi dei docenti di adottare, dall'anno scolastico 2014/2015, solo libri nella versione digitale o mista.
E oggi ci pensa AlmavivA, società attiva nel mercato dell'ICT, a progettare concretamente la scuola del futuro. Come? Intanto dotando gli istituti di banchi informatizzati, mettendo a disposizione mini-computer a bassissimo costo, dematerializzando il materiale scolastico.
Insieme ad AlmavivA, c'è Consel - Consorzio ELIS nell'ambito del Network Scuola Impresa (NSI), programma giunto al quinto anno di attività, il cui obiettivo è creare un network di relazioni di lunga durata tra aziende e istituti di scuola secondaria sull'intero territorio nazionale.
Gianfranco Previtera, Direttore Commerciale AlmavivA, ha dichiarato: "E' un progetto estremamente innovativo che ci rende molto orgogliosi".
"L'applicazione dei computer open source al mondo della scuola - continua Previtera - consentirà di fornire alle nuove generazioni una base comune di conoscenza degli elementi di programmazione che diventeranno indispensabili per affrontare il mondo del lavoro".
Il progetto della didattica del futuro "Virtual desktop infrastructure" firmato AlmavivA, raggiunge l'importante obiettivo della dematerializzazione del materiale scolastico, realizzando e fornendo alle scuole coinvolte dei prototipi di banchi informatizzati, detti banchi "intelligenti".
Si tratta, spiega una nota di AlmavivA, "di piattaforme versatili, funzionali e a bassissimo costo, capaci di sostituire libri e quaderni".
Nel concreto il banco intelligente è costituito da uno schermo lcd touch collegato con un mini-computer del costo di circa 20 euro e della dimensione del palmo di una mano.
L'architettura di questi mini-computer è "open source" e permette quindi agli studenti, oltre che di utilizzarlo come un normale computer, di personalizzarne anche il codice creando infinite possibili applicazioni. I contenuti della didattica vengono caricati tramite chiavette USB.
I mini computer sono inoltre collegabili in rete verso un maxi computer per consentire operazioni più complesse e i contenuti realizzati dagli studenti e dai professori possono essere erogati in modalità cloud. A oggi, la sperimentazione vede coinvolti cinque Istituti Professionali, uno di Trapani, uno di Palermo e tre di Roma.