Da www.trend-online.com
Sulle tariffe telefoniche gravano i cosiddetti costi di terminazione mobile, che scattano quando un operatore deve pagare per far "terminare" le chiamate sulla rete degli operatori concorrenti. Seguendo i dettami imposti dall'Europa, il primo di luglio l'Autorità garante per le comunicazioni (Agcom) è, però, intervenuta per tagliare più del 50% di questi costi. La "sforbiciata" non è stata accolta positivamente dagli operatori mobili come Vodafone e Wind, che non potranno più "scaricare" i costi di terminazione sui loro clienti.
Le tariffe di terminazione sono un tema che ha visto contrapporsi da una parte gli operatori di telefonia fissa come Fastweb, British Telecom e Tiscali, da sempre intenzionati a richiedere tagli immediati e sostanziosi, dall'altra gli operatori mobili come Vodafone e Wind. Per questi ultimi, la tariffazione rappresenta, infatti, una forma d'introito, che in qualche modo potrebbe compensare l'esborso di quasi 4 miliardi sostenuto per l'asta delle frequenze Lte, le reti di nuova generazione. La posizione di Telecom Italia è, invece, meno netta perché la compagnia risulta in grado di sostenere, almeno parzialmente, i costi della telefonia fissa con gli introiti del mobile. Analogo discorso per la Tre, che in quanto "nuovo entrante" può beneficiare di tariffe di terminazione più vantaggiose rispetto a quelle di altri operatori.
Alla Commissione UE spetta il compito di vigilare sulla corretta applicazione del nuovo provvedimento dell'Agcom. In particolare, lo scorso autunno, la Commissione si è pronunciata sulla necessità della "simmetria" dei pedaggi e ha chiesto all'Authority italiana di rivedere la road map dei tagli. L'indicazione è stata recepita con la delibera n. 621/11/Cons., che ha anticipato dal 2015 al 2013 l'obiettivo finale di 0,98 cent per minuto.