Da www.repubblica.it

È il momento della verità per l'Agenda Digitale 1, per passare dalle promesse ai fatti. E così raccoglierne i benefici: entro il 2013 una riduzione del deficit per 19 miliardi di euro e una crescita del Pil tra lo 0,69 e l'1,3 per cento, grazie all'Agenda, secondo un recente studio di School of Management-Politecnico di Milano. Il primo appuntamento importante scatta appunto questo mese. Entro il 30 giugno la Cabina di regia interministeriale per l'Agenda presenterà le misure normative da cui il governo creerà il decreto DigItalia. Il decreto sarà l'avvio ufficiale dell'Agenda. L'ha ricordato lunedì Francesco Profumo, ministro dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca, durante un convegno promosso dall'associazione politica e culturale "Prima Persona", a Matera.

Un segnale di accelerazione è arrivato tuttavia qualche giorno fa, quanto il presidente del consiglio Mario Monti ha reso noto che era già pronta la bozza di decreto per la nascita dell'Agenzia per l'Italia Digitale. Questa sostituisce l'Ente nazionale per la digitalizzazione della Pubblica Amministrazione (DigitPA) e l'Agenzia per la diffusione delle tecnologie per l'innovazione e dovrebbe essere lo stesso Monti a supervisionare il nuovo organismo.

Tuttavia, la data del 30 giugno potrà deludere qualcuno, visto che finora quello era il termine per avere già il decreto. Invece dovremo accontentarci delle risultanze della Cabina. DigItalia è atteso invece adesso entro fine estate. Un rinvio era già nell'aria da tempo, però. Un po' per questioni istituzionali e un po' per lasciare altro tempo alla Cabina, che affronta temi enormi. Sono sei gli assi su cui lavora: Infrastrutture e sicurezza, eCommerce, Ricerca e Innovazione, Competenze digitali (ex Alfabetizzazione informatica), eGovernment e Open Data, Smart cities & communities. "Si tratta di un vero e proprio progetto Paese", ha detto Profumo. "Così come è stato fatto negli anni '50 quando l'industria automobilistica italiana ha modellato a propria immagine tutta l'Italia".

Il fulcro della visione di Profumo è nella cultura digitale, cioè nella Scuola e nella Ricerca. Secondo il Miur, infatti, non basta investire in reti, in tecnologia, per sposare il digitale con l'Italia. Ma è almeno altrettanto importante puntare sulla cultura dell'innovazione. Il Miur intende quindi sostenere nuovi modelli didattici nelle Scuole e incoraggiare gli studenti all'alfabetizzazione informatica dei propri genitori rimasti "analogici".

Lo vedremo con le misure del DigItalia, ma qualcosa già si muove: il Miur ha appena scelto i vincitori del primo bando di ricerca Smart Cities & Communities: 200 milioni di euro, per le Regioni del Sud; entro l'estate farà un bando analogo (700 milioni di euro), rivolto al Centro Nord. Se la visione del ministro si realizzerà, le Smart Cities porteranno il digitale nelle vite dei cittadini a livelli mai raggiunti prima. Sono infatti progetti in cui le tecnologie si mescolano con le pubbliche amministrazioni: per la sorveglianza del territorio e verificare i danni causati dal terremoto grazie a una rete wireless integrata di sensori e telecamere, per esempio. Oppure per consentire agli ospedali di assistere anziani e malati cronici nelle loro case (con apparati biomedicali e attraverso internet).

Certo il verbo delle Smart Cities non potrà diffondersi ovunque finché ci sono zone prive di banda larga. Ad oggi non ne sono coperti circa 4 milioni di italiani, secondo le stime del Ministero allo Sviluppo Economico, il quale intende portare a zero questo numero entro dicembre 2013. È un'altra iniziativa compresa nel pacchetto dell'Agenda Digitale.

L'edificio disegnato dal governo è imponente, il progetto è ambizioso, soprattutto per un'Italia che per anni è rimasta adagiata sui ritmi dell'analogico. Ancora nel 2011, la crescita della spesa IT italiana è stata la metà di quella tedesca, nota il Politecnico. Ma vale la pena provarci. Il risparmio di 19 miliardi, previsto, viene da varie voci: grazie al digitale, la spesa per gli acquisti della Pubblica amministrazione calerebbe di 4 miliardi di euro; La PA diventerebbe più efficiente, inoltre, con un risparmio di 15 miliardi di euro. È possibile inoltre aumentare il Pil tra lo 0,69 e l'1,3 per cento attraverso lo stimolo della domanda Ict della PA se l'Italia investe 150 milioni di euro in più sull'innovazione Ict.

 

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