Da www.repubblica.it

Il Governo ha allo studio un disegno di legge per dare ad Agcom il potere di regolamentare il diritto d'autore su internet. Corrado Calabrò, il presidente di Agcom, attende proprio questa sorta di via libera normativo per fare la tanto rinviata e ormai famosa delibera sul copyright: l'ha detto oggi in audizione al Senato, al termine di un lungo discorso a difesa del ruolo dell'Autorità. Ed è stata una sorpresa, che ha scatenato le polemiche. Di tutti: sia degli attivisti dei diritti digitali sia di chi, nell'industria del copyright, attendeva con ansia la delibera contro la pirateria online. Bisogna infatti tenere presente che è ormai prossima la scadenza del mandato settennale dell'attuale consiglio Agcom: il 16 maggio (anche se potrebbe restare in carica per ulteriori due mesi, se il Parlamento non nomina per tempo i sostituti). "E' molto probabile che la legge non arrivi in tempo dal governo e quindi che se ne riparli, eventualmente, con il nuovo consiglio Agcom", spiega Vincenzo Vita (PD), tra i più attenti osservatori della vicenda. "Anche se non è detta l'ultima parola: il centro destra sta facendo forte pressing perché Calabrò faccia la delibera comunque", continua. A riguardo, Calabrò ha detto oggi di non aver ancora messo in calendario la delibera, per le prossime riunioni del consiglio, ma che la questione è "incombente".
A quanto risulta, il disegno di legge sarebbe a cura di Paolo Peluffo, sottosegretario all'Editoria, ma di fatto è stato già redatto (in bozza) da Antonio Catricalà, sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio e ex presidente dell'Antitrust. L'anno scorso Catricalà aveva appunto mandato una segnalazione al Parlamento e al Governo chiedendo che "venga rivista la normativa sul copyright adeguandola alle innovazioni tecnologiche ed economiche del web", come si legge nell'ultima relazione annuale dell'Antitrust. Pare tuttavia che il disegno di legge si limiti a dare ad Agcom il potere di regolamentare e poi sorvegliare il fenomeno del diritto d'autore in rete.
È ben diverso quindi da quanto richiesto dagli attività del diritti digitali e da politici bipartizan 1, secondo cui è necessario invece che a legiferare sulla materia sia il Parlamento, dopo un ampio confronto tra tutti i soggetti coinvolti (comprese le associazioni dei consumatori). Ancora oggi Agorà Digitale (associazione per la libertà dell'informazione e i diritti digitali) e Avaaz (organizzazione internazionale per l'attivismo in Rete) hanno consegnato a Calabrò 53 mila messaggi, di cittadini che chiedevano ai membri della Commissioni cultura e industria del Senato e ai maggiori leader di partito di non affidare ad Agcom il potere discrezionale su contenuti "pirata" online. "Durante l'audizione, diversi senatori hanno ricordato la mobilitazione di Agorà Digitale e Avaaz e hanno contestato Calabrò per non aver presentato un vero e proprio testo di delibera in Commissione ma solo degli indirizzi generali", scrive oggi in una nota Agorà Digitale, "lasciando quindi il Parlamento all'oscuro dei dettagli del provvedimento. Se alla fine davvero Calabrò non ci ripenserà, si tratterà di una decisione molto grave, verso il Parlamento, le Istituzioni internazionali e i diritti fondamentali dei cittadini". Di senso opposto, ma comunque molto polemica anche la reazione dell'industria del copyright. "Siamo concertati per l'ennesimo temporeggiamento dell'Agcom sulla pirateria digitale. Il problema è politico, non giuridico", ha detto oggi il presidente di Confindustria Cultura Italia Marco Polillo. "Calabrò lo poteva dire sin da subito che non voleva occuparsene, evitando così di buttare via due anni di lavoro". Confindustria Cultura legge le parole di Calabrò quindi come un effettivo disimpegno. Idem Fimi (Federazione dell'industria musicale italiana): - "Sono passati più di due anni di audizioni, bozze di delibere e discussioni sul sesso degli angeli e ora Calabrò dice che manca la norma che attribuisce i poteri all'Agcom, mentre senza tanti problemi l'Antitrust blocca i siti e-commerce illegali? Siamo alla farsa", ha detto il presidente Enzo Mazza. Si riferisce al recente provvedimento con cui l'Antitrust ha disposto l'oscuramento cautelare dei siti di Private Outlet, per pratiche commerciali scorrette (non consegnavano la merce pagata dagli utenti). "Dieci piattaforme abusive off-shore gestite da organizzazioni criminali controllano il 95% del mercato del falso online con milioni di download ogni ora- aggiunge Mazza. In Italia siamo ancora fermi allo sterile dibattito sui poteri. E' veramente mortificante come situazione, umilia le imprese, gli autori e gli artisti. Siamo di fronte ad un Paese che blocca migliaia di siti che offrono scommesse online e non riesce a far approvare un misero provvedimento amministrativo per sviluppare il mercato legale dei contenuti online".
Che accadrà ora? Tutto dipende da chi riuscirà a premere con maggiore forza su Agcom e dai tempi del disegno di legge. Pressioni che comunque riguardano anche il futuro dell'Autorità. Il prossimo consiglio sarà infatti in versione ridotta: quattro consiglieri, più il presidente, contro gli attuali otto. I consiglieri sono emanazione dei partiti. A seconda di quali saranno le forze che prevarranno, si vedrà se la nuova Agcom sarà più o meno orientata a prendersi la patata bollente del copyright. Ad oggi c'è solo una bozza di delibera, per altro moderata rispetto alla versione precedente, e nella quale Agcom si dà il potere di multare siti che giudica pirata. Per quelli esteri- sui quali le multe non avrebbero efficacia- Agcom invece manderebbe una segnalazione ai provider internet (non un ordine) per un eventuale oscuramento e chiederebbe agli hosting provider di rimuovere i contenuti pirata dai propri server. Non è escluso però che Agcom possa reintrodurre il potere di oscuramento dei siti (previsto, con molte polemiche, nella precedente bozza), anche alla luce di un autorevole parere che lo autorizza 2: di Valerio Onida, ex presidente della Corte Costituzionale.

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