Da www.trcgiornale.it
"Il Tribunale di Roma ha già respinto una class action contro la Rai con la motivazione che gli abbonati non sono né parte del contratto di servizio pubblico, né terzi beneficiari di tale contratto, con la conseguenza che non possono recriminare alcunché nell'ipotesi in cui la Rai si renda inadempiente alle obbligazioni assunte con tale contratto".
Lo scrive in un lungo intervento il Movimento dei Consumatori di Civitavecchia, in riferimento all'iniziativa assunta dal Polo per l'Alternativa, rispetto al disservizio che si è registrato la scorsa settimana con il passaggio della Toscana al digitale terrestre. Come noto lo spegnimento del ripetitore di Monte Paradiso ha causato la scomparsa dei canali Rai in molte abitazioni dei civitavecchiesi. Di lì la raccolta di firme avviata dal Polo per l'Alternativa, che aveva dapprima parlato della possibilità di intraprendere una class action e poi di una richiesta di risarcimento danni dinnanzi al Corecom. Come accennato, però, secondo l'associazione in difesa dei consumatori, le cose non sono incoraggianti per i civitavecchiesi. Al momento, infatti, la class action non sarebbe possibile, anche se sulla sentenza richiamata in apertura pende un appello del quale si attende di conoscere gli esiti.
Il Movimento in difesa dei consumatori si chiede quindi quale azione effettivamente abbia proposto il Polo per l'Alternativa, visto che la class action è una vera e propria causa da intentarsi in Tribunale e non al Corecom. Tra l'altro l'Mdc sottolinea che ai cittadini dovrebbe essere chiarito che la partecipazione a una eventuale class action determina la rinuncia a ogni azione restitutoria o risarcitoria individuale. Secondo l'Mdc l'unico soggetto che in questa situazione potrebbe intervenire è il Ministero dello Sviluppo Economico, dal momento che è il firmatario, per conto dello Stato italiano, del contratto di servizio pubblico con la Rai. Il Movimento in difesa dei cittadini, quindi, annuncia una richiesta di intervento direttamente al Ministero e auspica che "le associazioni politiche, comprese quelle che curiosamente fioriscono in prossimità dell'inizio della campagna elettorale, si astengano dal prendere iniziative di tutela dei consumatori".