Da www.repubblica.it

Trentanove arresti per pedofilia dall'inizio dell'anno ad oggi. 685 denunce, 554 perquisizioni, a fronte di più di sedicimila siti monitorati. Sono i numeri, che confermano il trend dello scorso anno, del lavoro compiuto dalla Polizia postale per contrastare gli abusi sessuali su minori in rete. Dati presentati oggi all'inaugurazione della campagna per la sicurezza sul web che il Moige, movimento genitori, porterà da domani in trenta scuole d'Italia. Perché la rete è un luogo rischioso per chi vi si approccia con poche difese. Oltre alla pedofilia, preoccupa l'escalation di fenomeni di cyberbullismo. Una pratica sempre più diffusa, anche tra i giovani.
L'iniziativa. Per aiutare i ragazzi a essere preparati, quando navigano in rete, e ad adottare scelte consapevoli, "bisogna parlare con loro, con parole vere, faccia a faccia, lontano dal computer" dice Milly Carlucci, madrina dell'iniziativa del Movimento genitori per sensibilizzare i ragazzi delle scuole medie. Dal 27 ottobre un team di volontari dell'associazione incontrerà 10.000 studenti e 21.000 adulti, fra genitori e docenti, in trenta scuola medie italiane. Una carovana che ha come obiettivo quello di aumentare la consapevolezza sugli strumenti per usare internet in modo sicuro.
Il Movimento genitori è impegnato in prima fila per insegnare alle famiglie come affrontare il problema della privacy dei minori sul web. Perché si tratta soprattutto di conoscenza, non
solo di tecnologia. "Quello che vogliamo fare noi genitori - ha detto stamane alla presentazione del progetto la Carlucci a un gruppo di studenti - è traghettarvi all'età adulta dotandovi di ali forti. Non vogliamo minare la vostra libertà, ma rinforzarla". Anche perché ormai i genitori possono poco per limitare l'accesso a internet dei ragazzi: "Con gli smartphones - spiega la presidente nazionale del Moige, Maria Rita Munizzi - non abbiamo più alcun controllo su cosa facciano i nostri figli sulla rete. Per questo la formazione deve essere ancora più forte".
"I nostri strumenti tecnici saranno sempre in ritardo - ha aggiunto Marco Fabriani, Civic council di Cisco Italia, partner dell'iniziativa - mancherà sempre qualcosa: la nostra testa. Solo se siamo informati e consapevoli possiamo navigare senza rischi". Un'idea ripresa con forza da Antonio Apruzzese: "Piuttosto che impegnarsi per rincorrere i ragazzi sul piano tecnologico, i genitori devono fare di tutto per riuscire a trasmettere ai figli i valori di base per discernere cosa è bene e cosa male. Anche in rete".
Insicurezza in rete. La rete è un luogo aperto. Chiunque vi può accedere, per leggere e creare contenuti. In bene o in male. "Con il web la pedofilia ha cambiato completamente volto - spiega Maurizio Masciopinto, direttore relazioni esterne del dipartimento di pubblica sicurezza - prima i pedofili soffrivano di un isolamento sociale e relazionale fortissimo. La rete invece permette loro di conoscersi, di entrare in contatto. Questo amplifica il loro potere, li rende componenti di una grande comunità".
Il rischio di essere vittima di avances a sfondo sessuale, per i più giovani, è alto. E dipende molto dal loro stesso comportamento in rete: "Ci siamo resi conto - dice Antonio Apruzzese, direttore della Polizia postale e delle comunicazioni - che i profili dei ragazzi sui social network sono analizzati con attenzione dai potenziali aggressori. I giovani condividono moltissime informazioni su di sé: i loro interessi, le debolezze, i luoghi che frequentano. I pedofili studiano tutto questo, per pianificare l'approccio più personale possibile alla vittima". Nell'arco del 2010, la Polizia postale aveva denunciato 585 persone, poco meno di quelle segnalate quest'anno.
Non è solo pedofilia. Le principali vittime del "grooming", l'adescamento online, sono i ragazzi dai 10 ai 13 anni, i più indifesi di fronte agli strumenti di internet. Il rischio non sono solo gli approcci sessuali. "Le nuove abitudini d'uso della rete - spiega Apruzzese - hanno generato altri fenomeni patologici. Il più grave è di sicuro il cyberbullismo". Il bullismo è un fenomeno antico, purtroppo, che accompagna la crescita dei ragazzi. Ma in rete ha assunto forme e pervasività del tutto nuove.
All'inizio si trattava di forme classiche di bullismo trasposte in rete: minacce e insulti inviati via mail anziché gridati a voce. Ma la prepotenza giovanile è cambiata, seguendo l'evoluzione del web. "Ormai parliamo di cyberbullismo di seconda generazione - racconta Apruzzese - si tratta di forme innovative, che sfruttano anche l'uso nomade della connessione con gli smartphone. I nuovi bulli anziché minacciare usano forme indirette, come condividere foto non volute sui social network o diffamare le persone con pagine web che difficilmente si riesce a cancellare. E' sempre più facile compiere azioni di questo tipo, con effetti devastanti".
I "cyberbulli" però non sono solo adulti con patologie mentali. Anzi, si tratta spesso di minori, che si accaniscono su ragazzi di pochi anni di meno: "Noi, come genitori, pensiamo ai minori come vittime - avvisa il direttore della Polizia postale - ma spesso loro stessi sono anche gli autori di forme di violenza sulla rete. Sono in aumento i fenomeni di bullismo di ragazzi di 16, 17 anni, contro i loro compagni di dodici. E' una situazione molto pericolosa". E' difficile conoscere cosa scateni atteggiamenti di questo tipo fra ragazzi così giovani: "Io credo che i minorenni che si comportano in questo modo siano doppiamente vittime - dice Apruzzese - perché le loro azioni sono manifestazioni di carenze sul piano formativo".

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