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L'hanno chiamato grafene big-mac: due strati sottilissimi di atomi di carbonio, i più sottili che esistano, e due strati quasi altrettanto sottili di boro nitrato per creare una nuova struttura che potrebbe essere la base per i chip del futuro. A creare il big-mac sono stati i ricercatori del'Università di Manchester, in Inghilterra, che è proprio uno dei due centri ai quali si deve la scoperta nel 1994 del grafene, una insolita forma del carbonio che vede gli atomi allineati proprio uno accanto all'altro in un film sottilissimo, quasi privo di spessore, e dalle caratteristiche ancora tutte da scoprire. Una scoperta così importante da essere stata premiata giusto un anno fa con il Nobel per la Fisica. Che il grafene sia una grande promessa per il futuro lo sanno in molti . Da questo strato di un solo atomo di carbonio di spessore ci si aspetta che possa aiutare a realizzare nuovi schermi ultrapiatti per i televisori, sistemi touch-screen per computer, tablet e telefonini, carrozzerie più leggere per veicoli e magari anche per gli aerei, connessioni ultraveloci per internet e altro ancora. Ma in realtà il grafene non è ancora davvero pronto per tutti questi usi. Per questo la corsa a chi arriverà prima a saperlo manipolare è così importante e la Gran Bretagna ha appena finanziato con 50 milioni di sterline le ricerche su questo materiale.. La creazione del big-mac da parte del laboratorio dell'Università di Manchester potrebbe essere un punto di svolta perché, «permette di isolare il grafene dall'influenza dell'ambiente esterno e controllare le sue proprietà elettroniche come non è mai stato fatto prima», come ha spiegato Leonid Ponomarenko, capo del gruppo che ha condotto la ricerca pubblicata da Nature Physics.