Da: www.repubblica.it

UN TEMPO c'era il web. Adesso c'è Facebook. Per milioni, decine di milioni, di persone la realtà è oggi questa. E diventerà questa per molti altri milioni di persone nelle prossime settimane, nei prossimi mesi. Persone che troveranno notizie, saranno in contatto con i loro amici, vedranno film e televisione, ascolteranno musica, faranno acquisti, comunicheranno, condivideranno, chatteranno, faranno molte altre cose ancora attraverso il social network di Mark Zuckerberg, senza passare su altri siti, senza navigare altrove. E tutto questo avviene, e avverrà sempre di più, perché Facebook, che ci piaccia o no, è il Web 3.0.

Una rivoluzione. Le novità che ieri il fondatore di Facebook ha illustrato 1 a San Francisco non sono di poco conto e partono, esattamente, dalla convinzione che Zuckerberg ha, ma non confesserà mai pubblicamente, che la sua creatura possa essere il Web ad uno stadio superiore di evoluzione. Basta guardare a come cambiano le pagine personali, rivoluzionate dalla "Timeline", destinata a restare per sempre, a non essere più un luogo "usa e getta", dove mettere al volo il proprio "stato", a trasformarsi in un infinito album dei ricordi che, allo stesso tempo, vive in maniera dinamica assieme a noi, collezionando tutte le attività condivise su Facebook, le foto, i video, i luoghi visitati e persino le applicazioni usate da quando ci si è iscritti.

Come cambia. Un cambiamento non da poco, un cambiamento di filosofia che, se gradito e accettato dagli utenti, sposta la pagina del "profilo" degli utenti dall'essere un diario a diventare un libro. Non più la semplice estensione di un blog, insomma, ma qualcosa di più, di diverso e, sostanzialmente, di nuovo, in grado di conservare testi più lunghi degli ormai classici 500 caratteri ma anche di dar spazio a contenuti più duraturi, meno consumabili, meno volatili. Una novità che potrebbe portare alla nascita di contenuti nuovi, organizzati in maniera diversa nella Timetable rispetto a tutte le precedenti modalità che la rete ci ha fino ad oggi offerto. "Per fare in modo che la timeline funzioni, serve una nuova categoria di applicazioni", ha detto Zuckerberg, e per fare questo il vecchio, semplice tasto "like" non bastava più. Si passa così a una straordinaria molteplicità di modi di interagire con i contenuti presenti in rete, attraverso una serie di applicazioni che consentiranno agli utenti di Facebook di condividere con i propri amici non solo testi, video e foto, come accade fino ad oggi, ma anche musica, film, giornali, programmi televisivi, oltre ai già moltissimi videogiochi di successo.

Un universo multimediale. Sono in tanti ad aver aderito immediatamente all'ipotesi di Facebook, da Spotify a Deezer per la musica, da Netflix a Hulu per il cinema e la tv, da Cnn a Wall Street Journal, da L'Equipe a l'Indipendent, dal Daily di Murdoch all'Huffington Post per le news, arrivando addirittura a Yahoo, che offre la condivisione delle notizie attraverso le pagine del social network. Sarà possibile scoprire quali canzoni, film, notizie, giornali, programmi tv stanno ascoltando, leggendo o vedendo i propri amici, e farlo insieme a loro o suggerirne altri. E' la condivisione al massimo livello possibile ed è, soprattutto, ed è questo il tema, un modo per non far uscire gli utenti da Facebook.

La vita dentro Facebook. La novità più importante è proprio questa: ora, e in prospettiva sempre di più, si potrà fare tutto dentro l'universo di Facebook. E già oggi, come dicevamo in apertura, è così per milioni di persone, è così per una intera generazione di giovanissimi che accendono il computer e si collegano direttamente a Facebook, non passando per nessun altra pagina, nessun altro sito. Giovani che fino a ieri hanno ottenuto ugualmente notizie, ascoltato musica o visto video, che i loro amici avevano preso altrove e portato dentro le mura di Facebook.

Perché fino a ieri, comunque, per avere le news, tutte le notizie si andava a leggere le pagine di un sito d'informazione, per vedere un film si andava su un sito che aveva gli streaming, così per i programmi tv, o per ascoltare la musica. Ora Facebook ci dice che non c'è bisogno, che le news, i film, la musica, la tv, gli acquisti si possono fare utilizzando le app all'interno del social network, senza uscirne fuori. Per chi usa Facebook in maniera continua e assoluta è un motivo in più per restare collegati al social network, trasformando ogni attività in attività sociale. Per chi non era ancora entrato nel mondo della F ci sarà un motivo in più, perché l'offerta di Zuck e dei suoi sarà sempre più completa, ricca, affascinante. Entrare nel mondo della F sarà sempre più facile, uscire fuori sarà sempre più inutile.

Uscire fuori. Già, perché Facebook è dentro a un "walled garden". Non è il Web, non è libero. C'è la libertà, ma all'interno di regole definite. Ed è proprio questo il tema principale, la cosa più importante. Su Facebook non c'è il porno, non c'è possibilità che per sbaglio si possa finire su contenuti indesiderati. E se per caso questo accade esiste una "polizia" in grado di far sparire i contenuti inadatti. Sulla posta di Facebook non c'è lo spam, e se malauguratamente ne dovesse mai arrivare, esiste il modo di bloccare l'autore e impedire che accada di nuovo. Su Facebook ci possono essere, come nel Web o nella vita normale, molestatori e disturbatori di ogni genere ma, al di la del fatto che siamo in grado di gestire completamente la lista dei nostri "amici", di chi deve vedere o no i nostri contenuti, foto, testi, video, esiste comunque un controllo che consente, più o meno rapidamente, di mettere molestatori e disturbatori in condizioni di non nuocere. Non c'è l'anarchia del Web, insomma, o almeno ce n'è molta di meno.

Non ci sono i rischi e i pericoli del Web, o almeno sono maggiormente controllati. E ci sono tutti i pregi del Web, la mail, la chat, la condivisione, le foto, i video, la mobilità, l'immediatezza. Alla gente, badate bene, questo piace. Ai settecentocinquanta milioni di utenti di Facebook piace proprio l'idea di essere in un posto che è il Web ma ad uno stato di evoluzione superiore. E' un po' come se dalla fase dei villaggi e delle tribù, si fosse passati all'organizzazione delle prime città, con regole di vita e di comportamento diverse e più elaborate, in grado di garantire la convivenza tra persone diverse, con idee diverse, con desideri, sogni, bisogni, necessità differenti. E' il Web, insomma, ma nella sua versione 3.0. Un Web multimediale, interattivo e chiuso in un "walled garden", in cui si può entrare ma dal quale si può anche essere cacciati. E' un Web completamente diverso da quello che, fino ad oggi, abbiamo conosciuto.

Avrà successo? Sarà questa la prossima forma che prenderà la Rete? Non ci sono certezze, rispetto all'unica grande certezza che negli ultimi venti anni abbiamo ampiamente imparato: nulla nel Web è per sempre. Prima o poi qualche altro giovanotto arriverà con un idea migliore di quella di Zuckerberg, e Facebook diventerà un ricordo. Come Altavista, come Netscape, come MySpace, come le molte forme che la Rete ha preso in questi anni. Prima o poi avremo un Web 4.0. Per adesso abbiamo quello di Facebook e, se i cambiamenti annunciati ieri verranno graditi dagli utenti, durerà per un bel pezzo.

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