Da www.mediapolitika.com
La televisione italiana, nei prossimi mesi si appresta ad accogliere sei nuove frequenze, che si andranno ad aggiungere a quelle già utilizzate. Una notizia che potrebbe far felici tutti gli appassionati del mezzo televisivo, se non fosse per il fatto che l'arrivo di queste sei nuove frequenze hanno portato con sé uno strascico di nuove polemiche, che si vanno ad aggiungere a quelle che in questo periodo stanno accompagnando la manovra economica.
Il punto che ha fatto e continua a far discutere riguarda l'assegnazione di queste nuove frequenze. Infatti, l'assegnazione ad oggi non sembra prevedere nessun esborso per le emittenti che si aggiudicheranno le frequenze.
Nello specifico le sei nuove frequenze sono cosi dipartite: cinque sono per il digitale terrestre mentre una sarà per la tv mobile.
Il governo seguendo le direttive dell'Agcom ha cosi di fatto deciso di regalare le sei nuove frequenze a chi ne possiede i requisiti. Questa decisione a molti a fatto storcere il naso, visto anche che cosi facendo lo Stato rinuncerebbe ad entrate pari a circa 3 miliardi di euro.
Una rinuncia che alimenta molte perplessità, visto la necessità che lo Stato ha di fare cassa. Quindi le frequenze non saranno assegnate attraverso un'asta ma gratuitamente alle emittenti che si sono iscritte al bando di concorso e che risulteranno avere i requisiti giusti. Una commissione apposita sarà incaricata di valutare chi è in possesso di tale requisiti.
A tenere banco oltre all'aspetto economico, c'è la questione riguardo a chi trarrà vantaggio dall'assegnazione gratuita delle emittenti. La questione si sposta anche sul duopolio che costituisce la televisione nel nostro Paese. Un duopolio che avrà ancora il suo peso nell'assegnazione delle nuove frequenze. Infatti, i criteri che saranno utilizzati per giudicare a chi tra le emittenti spettano le frequenze tendono a favorire le emittenti di grandi dimensioni a discapito di quelle piccole. Tre sono gli aspetti che la commissione valuterà nel processo di assegnazione: impianti digitali di trasmissione, dipendenti e individui coperti dalle reti di diffusione.
La questione suscita, quindi, una duplice perplessità. L'aspetto economico e il favoritismo verso le due maggiori emittenti televisive nazionali sembrano essere i nodi cruciali sui quali si è aperto il dibattito.
Per l'opposizione, come riporta La Stampa.it, le nuove frequenze dovrebbero essere messe all'asta. Ciò è sottolineato sia dagli interventi di Di Pietro (Idv) e di Carmelo Briguglio (Fli) che auspicano la messa all'asta delle sei frequenze.
Nel tentativo di modificare il procedimento,come riporta il portale Osservatorio Digitale Terrestre Vincenzo Vita (Pd) e Giuseppe Giulietti portavoce di Articolo 21 hanno inoltrato una proposta per l'assegnazione delle frequenze attraverso un'asta al rialzo che dovrebbe portare nelle casse statali un ingente somma.
Se al procedimento di assegnazione non dovessero essere apportate modifiche il 6 settembre si inizierà a dare il via alle preselezioni.