Da www.corriere.it

Internet senza limiti è un diritto? O una cattiva abitudine? O un lusso che non ci possiamo più permettere? In Francia si discute animatamente della questione. Un documento di lavoro della Federazione francese delle telecomunicazioni (Fft) -- una lobby che riunisce Sfr, Orange e Bouygues Telecom, tre dei cinque maggiori operatori -- rivela infatti che si sta lavorando a un plafond de consommation. Un sistema che prevede limiti di consumo della banda larga fissa. Come già avviene con quella mobile, in Francia come in Italia.
Internet limitato, quindi? La tentazione è comprensibile, per almeno due motivi. Il primo, ripetuto da tutti gli operatori, come un mantra: «Mentre noi seminiamo e investiamo, le società della rete -- Google/YouTube e Facebook in testa -- si limitano a raccogliere i frutti!». Un meccanismo, in effetti, destinato a creare scontento (in agricoltura come nelle telecomunicazioni). Anche se, potremmo aggiungere, la domanda di banda dipende dall'interesse di Internet, e l'interesse di Internet è legato a certi servizi: Google/YouTube e Facebook in testa. La tensione, comunque, resta. Nel 2010, durante un incontro dell'Osservatorio permanente Giovani-Editori, l'allora presidente di Telecom Italia, Gabriele Galateri, disse: la banda larga italiana è ingolfata a causa di YouTube (video) e di servizi come e-Mule e Torrent (che consentono, tra l'altro, di scaricare film). Il numero uno di Vodafone, Vittorio Colao, ripete spesso: i cosiddetti «fornitori di contenuti Over-the-Top» devono sottostare alle stesse regole degli operatori, l'autoregolamentazione non basta. Quelli rispondono: così si rischia un controllo eccessivo sulla Rete. Troppe regole finirebbero per frenare l'innovazione e inibire la libertà di espressione. La questione -- sarete d'accordo -- è filosoficamente, politicamente ed economicamente interessante. Come dire: ci farà litigare molto, nel futuro prossimo.
È vero, infatti, che alcuni utenti abusano di un servizio. Scaricando film a raffica, per esempio, e occupando la banda larga che è di tutti (quasi sempre di notte, però). Si vuole intervenire? Si intervenga contro costoro, come già fanno gli operatori italiani con Internet mobile (rallentano fino a 64k i «succhiatori di banda», e li avvertono che stanno creando un traffico anomalo). Questa strategia -- denominata Fair Usage Policy (perché in inglese, non si sa) -- verrà presto trasferita sulla banda larga fissa: vedrete. Se condotta lealmente -- cos'è e quant'è il «fair usage», l'uso corretto di Internet? -- potrebbe essere una buona idea. Ma gli operatori evitino i tagli lineari. Evitino, in altre parole, di operare contro la maggioranza degli italiani, che di questi tempi ha già abbastanza problemi. Problemi economici, innanzitutto.
Internet senza limiti, a costi ragionevoli, costituisce uno dei pochi volani a disposizione della generazione che s'affaccia sul mondo del lavoro. Bellamente ignorata dalla manovra economica, derisa dalla politica, ignorata dai sindacati, consegnata a un destino di stage e precarietà: la via d'uscita -- per lanciare un'idea, per cercare un lavoro, per organizzare un viaggio o per evitarlo -- è solo digitale. Togliere ai nuovi italiani anche questa opportunità? Sbagliato e rischioso, anche perché in materia -- causa litigi e conflitti d'interesse -- siamo ancora indietro: meno della metà delle famiglie, in Italia, ha accesso alla banda larga (48,9%, dato Ocse 2010). In Germania sono il 75%, in Francia il 67%, la media dell'Unione Europea (27 Paesi) è 61%. Perfino Polonia (56,8%) e Portogallo (50,3%) sono davanti a noi. Consideriamo Internet senza limiti un investimento, perciò. È vero che una parte del conto -- vista la condizione delle finanze pubbliche -- finiranno per pagarlo i grandi operatori privati (Telecom Italia e Vodafone in testa). Ma hanno guadagnato bene in passato: oggi possono aiutarci a scommettere sul futuro.

 

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