Da www.next-tv.it

Il canale YouTube di The Young Turks - il nome si rifa alla coalizione di dissidenti progressisti che riuscì a riformare la monarchia assolutista Ottomana a inizi '900 - fa parte della primissima generazione dell'era del video sharing. La sua clip inaugurale è stata caricata sul Tubo il 25 Dicembre 2005, quando ancora la piattaforma non era neanche entrata nell'orbita Google.

Evoluzione audiovisiva di un omonimo, e oggi defunto, talk radiofonico in onda negli States su satellite tra il 2002 e il 2010, The Young Turks si auto-proclama "il primo Internet TV news show". È da verificare l'attendibilità del primato sotto il profilo cronologico. Rocketboom ad esempio ha esordito con almeno un anno di anticipo, a Ottobre 2004, e vanta la stessa cadenza quotidiana, ma non va in diretta e non ha mai superato i 4-5 minuti a puntata (mentre The Young Turks è in live streaming e dura 2 ore al giorno). Rocketboom soprattutto non si occupa della situazione politica americana e internazionale.
Ed è proprio nell'ambiente del giornalismo politico televisivo, quello della CNN o dei magazine di approfondimento dei telegiornali, che The Young Turks si è introdotto come una autentica bomba a orologeria. Destinata a deflagrare nel tempo, disintegrando convenzioni e convinzioni antiche. Non troppo diversamente, in fondo, da quanto è successo per l'Huffington Post, il blog che in un quinquennio è riuscito a strappare ai maggiori quotidiani USA milioni e milioni di lettori (e clienti pubblicitari).
Quando a fine 2005 il creatore e presentatore di The Young Turks, Cenk Uygur, decide di sganciarsi dalla radio per tentare la carta del video era da poco iniziata la seconda presidenza di George W. Bush. Per contestare la nomina di due nuovi giudici conservatori alla Corte Suprema, Uygur - ex falco reaganiano convertitosi all'attivismo liberal dopo la campagna elettorale di Al Gore - organizza un ciclo di web dirette di 99 ore che intitola Live On Air Filibuster. Un Filibuster è l'equivalente americano delle nostre maratone parlamentari ostruzionistiche; Frank Capra e James Stewart immortalarono la procedura nel film Mr. Smith va a Washington.
L'iniziativa gli conquista attenzioni stampa e un pubblico di circa 30.000 affezionati. In sinergia con il simultaneo lancio del canale ufficiale YouTube è l'avvio di quella che il suo autore definisce una rivoluzione mediatica di intensità pari a quella del movimento Tea Party.

A distanza di cinque anni e sei mesi dai Filibuster, The Young Turks ha uploadato online un catalogo di 9.450 video, raccolto più di 250.000 iscritti e superato nei giorni scorsi il traguardo dei 500 milioni di visualizzazioni. È nella Top 50 dei canali più visti in assoluto su YouTube a livello globale. Ed è fresco di vittoria ai Webby Awards 2011, nella categoria Best News & Politics Series, giuria popolare.
Nell'ultimo anno ha raddoppiato gli spettatori medi regolari, passando da 13 al mese a più di un milione al giorno. Numeri ormai competitivi con la televisione lineare. Non c'è da stupirsi, quindi, se il recente approdo del suo conduttore e autore principe sulle frequenze di MSNBC non ha affatto coinciso con la chiusura dei Giovani Turchi.
«Ogni qual volta un dirigente dei grandi network mi approccia per offrirmi un contratto - afferma Cenk Uygur con orgoglio - mi chiedono di interrompere The Young Turks. La risposta è scontata: no. Non è negoziabile, The Young Turks non chiuderà mai, finchè manteniamo questi dati. La vecchia mentalità si basa sul concetto "se arrivi in TV, ce l'hai fatta". È un concetto antiquato. La distribuzione su Internet offre maggiori opportunità, e preferisco tenermi stretto il mio web show piuttosto che inseguire sogni di divismo televisivo».

Con uno staff di 12 dipendenti full time in rapida espansione e l'aiuto di uno stuolo di colleghi, tra cui l'amico di sempre Ben Mankiewicz e la venticinquenne Ana Kasparian (protagonista della seconda ora delle puntate di TYT, quella in cui i temi politici cedono il passo a costume e società), la trasmissione sta anche accelerando il passo sul versante flusso di cassa.
Nel 2009 le spese erano di circa 45.000 dollari al mese, le entrate 60.000 dollari. Nel 2010 le entrate hanno sfiorato i 100.000 dollari al mese, toccando quota 1 milione di dollari in un anno. La parte del leone spetta al revenue sharing degli introiti pubblicitari con YouTube e a un pacchetto di sponsor esclusivi, tra cui Netflix, ma è in crescita il peso degli abbonamenti alla TYT Nation, salito a un terzo del totale. I membri del club hanno accesso a contenuti speciali e versioni scaricabili sia audio che video di tutti gli episodi netcastati. Si paga in pratica la comodità di poter disporre dell'intero archivio in qualunque momento, senza inserzioni commerciali.

L'obiettivo per il 2011 è di un ulteriore incremento dei ricavi nell'ordine del 30-40%. Per ottenerlo si punta su una serie di spin-off verticali del modello Giovani Turchi. A Febbraio 2010 ha esordito la prima declinazione extra-politica, What the Flick?!, un rotocalco di recensioni cinematografiche. Finora è il più fortunato dei "figli" di TYT, con oltre mezzo milione di views complessive e 22.000 iscritti. Tra la scorsa estate e Marzo 2011 hanno fatto seguito The Top Vlog, un aggregatore di vlog a periodicità irregolare aperto a tutti gli opinionisti di ispirazione liberal, TYT Sports e infine il settimanale TYT University, dove Ana Kasparian presenta video user-generati inviati dai college.
La strategia è chiara: trasformare The Young Turks in un brand. «Siamo il più popolare programma di news online al mondo - spiega Uygur - ma dobbiamo diventare il più popolare in ogni formato, su ogni media. Dobbiamo creare un marchio riconoscibile. Il nostro marchio è l'onestà intellettuale. Raccontiamo la verità, senza inginocchiarci ai potenti o scendere a compromessi in cambio di uno spot. Chi ci guarda sa che mettiamo in onda la realtà, dura e pura, è indifferente si tratti di governo e opposizione, o di film o di eventi sportivi. È la caratteristica che ci rende unici e ci fa guadagnare audience».

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