Da www.repubblica.it

L'organizzazione dei flussi di informazione, nel rapporto sempre più stretto ma non codificato tra "citizen journalism" 1 (l'informazione generata dagli utenti e diffusa sul web tramite social network, blog, eccetera) e media tradizionali, trova un nuovo strumento e alleato. Si chiama Storify 2, una startup del web che da oggi si apre al pubblico con lo scopo di aiutare giornalisti professionisti, cittadini-reporter e utenti fruitori dell'informazione a raccogliere, organizzare, utilizzare e condividere le informazioni su singoli eventi che altrimenti annegherebbero nel mare magnum della rete. Utilizzando la piattaforma di Storify, gli utenti possono trovare e ricostruire in un proprio mosaico i contenuti diffusi in forma pubblica su network come Twitter, Flickr. Facebook, YouTube e altri siti. Possono anche aggiungere proprie informazioni e incorporare il mosaico che ne risulta nei propri siti-blog-etc. Per alcuni mesi il sistema è stato usato in forma di test privato da grandi testate come Washington Post, New York Times, Wall Street Journal, NPR, Bbc, Huffington Post, Al Jazeera (che ha anche creato un talk show, The Stream, basato proprio sul punto di vista degli utenti del web a proposito di singoli argomenti utilizzando Storify). Da oggi il sistema è accessibile a tutti.
Dal lancio del servizio per utenti privati, nel settembre 2010, "le storie di Storify sono state viste oltre 13 milioni di volte - si legge nel blog del sito - Abbiamo avuto 4,2 milioni di visitatori solo a marzo". L'evento più seguito, naturalmente, è stata la catastrofe dello tsunami in Giappone, l'11 marzo scorso, con oltre mezzo milione di utenti. "I clienti privati hanno creato oltre 21.000 storie, e alcune di queste sono state incorporate in oltre cinquemila siti".
La startup è nata a San Francisco, e non è l'unico servizio ad essersi lanciato nel business potenzialmente enorme dell'organizzazione dei flussi di informazione al tempo dei contenuti generati dal web. Un'altra piattaforma simile è Keepstream 3, concentrato su Twitter e Facebook. L'interesse degli investitori dimostra che un mercato in questo senso esiste: Khosla Ventures, la società del fondatore di Sun Microsystems, ha già scommesso 2 milioni di dollari nel progetto di Storify. Per ora il servizio è gratuito, ma sono all'esame sistemi di vendita di spazi pubblicitari e di pagamento a carico dei marchi che lo vogliano utilizzare, cosa che sta già accadendo in forma di campagne marketing.
Il funzionamento è piuttosto semplice. L'utente può trascinare e depositare contenuti trovati sui social media da una finestra di offerta di contenuti presenti sul web (che si possono cercare digitando nella propria pagine storify le parole chiave) in una finestra legata a una storia specifica. L'utente può anche incorporare proprie note o testi, aggiungere nuovo materiale trovato tramite Google, feed RSS, o i propri account Filckr e YouTube. L'intero flusso può essere embeddado con un unico link, mentre la storia si sviluppa e si arricchisce di materiale (qui il demo 4). L'utente verrà poi tenuto aggiornato su nuove storie sul medesimo argomento che nel tempo verranno create.
Qualche esempio pratico? Una recente puntata di The Stream ha affrontato il tema della paura dell'Islam negli Usa usando video di YouTube, twits, estratti di saggi presi dal web, brani di blog. ''Storify è essenzialmente il nostro canovaccio", spiega il producer e conduttore di The Stream, Ahmed Shihab Eldin, al New York Times. ''Sappiamo di dover capitalizzare la realtà dell'industria dell'informazione che ci troviamo di fronte: ovvero, che non siamo più noi ad avere l'esclusiva nella diffusione e pubblicazione delle notizie".
A spiegare la mission di Storify è Burt Herman, il fondatore della società ed ex reporter "classico" presso l'AP: "Abbiamo talmente tanti flussi di notizie in tempo reale che anneghiamo. La nostra idea è raccogliere i pezzi più importanti, amplificarli e metterli in un contesto", ha detto al New York Times. L'idea è prendere i social media, i media interattivi e l'informazione sparsa sul web per creare nuovi sistemi di raccontare gli eventi. Partendo dal concetto che i reporter non possono essere sempre e ovunque laddove accade qualcosa che vale la pena di essere raccontato, il servizio aiuta a raccogliere il meglio dei contenuti generati dagli utenti combinandolo con un imput giornalistico. Ed è proprio questo il punto cruciale, su cui i grandi media tradizionali si stanno concentrando per tentare di capire se e fino a che punto queste piattaforme costituiscano una forma di competizione piuttosto che uno strumento aggiuntivo - assumendo un ruolo di "filtro autorevole" delle informazioni altrimenti incontrollabili sparse sul web. La definizione in questo caso è importante: c'è chi li chiama "aggregatori", dando così un'accezione di sistema in qualche modo automatico più simile agli algoritmi di Google. C'è chi invece parla di curation delle informazioni: un concetto che implica un intervento umano di "cura", selezione, verifica, molto più vicino al lavoro redazionale tradizionale. E' ancora presto per capire in quale categorie cada Storify, notano i blogger specializzati 5, ma certo il ruolo di "cura" è "emergente e sempre più necessario".
L'esempio di "curator" più noto in questo momento sul web è probabilmente Andy Carvin, che il Nyt definisce "l'uomo-enclicopedia sulle rivolte del mondo arabo su Twitter". Reporter della radio americana NPR, instancabile twittatore e ritwittatore dell'infinito e crescente mare di contenuti prodotti dai testimoni diretti nei paesi delle giovani rivolte arabe - al punto da divenire la fonte a cui rivolgersi per verificare la veridicità delle notizie più clamorose (come è accaduto di recente per la morte dei due fotoreporter Hetherington e Hondros a Misurata), Carvin ha utilizzato Storify per la prima volta in occasione dell'attentato alla deputata democratica Gabrielle Giffords in Arizona, "quando capii che la reazione all'evento stava diventando una storia a parte", spiega al Nyt. C'è da giurare che il prossimo grande evento saranno le nozze reali di Kate e William, e non è escluso che la tempistica dell'uscita al pubblico della piattaforma non sia casuale.

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