Da www.key4biz.it

Il settore televisivo italiano non è ancora abbastanza concorrenziale. Anzi, resta dominato da un'azienda pubblica e da una compagnia privata. Un duopolio stigmatizzato dall'Ocse nel rapporto 'Going for Growth', in cui l'organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico puntualizza come l'altro livello di presenza pubblica in alcuni settori riduca la concorrenza, facendo scivolare in secondo piano i diritti dei consumatori.
L'Ocse raccomanda quindi di "privatizzare più aggressivamente e di riaffermare la priorità degli interessi dei consumatori" e di chiedere l'intervento dell'Antitrust per valutare il grado di concorrenza nel settore dei media.
Il settore televisivo non è l'unico in cui l'Italia che affronta qualche difficoltà: il PIL procapite e la produttività sono in costante calo e ancora non si colgono i risultati degli interventi volti a migliorare l'efficienza della pubblica amministrazione attraverso una gestione orientata ai risultati e a semplificare la legislazione.
Sono quindi necessarie altre riforme volte innanzitutto a ridurre gli ostacoli normativi e amministrativi alla concorrenza in particolare nei servizi professionali. Le inefficienze della pubblica amministrazione, infatti, aumentano i costi nel settore privato.
L'Ocse consiglia quindi di dare piena attuazione al decreto Bersani del 2006, volto a rimuovere regolamenti anticoncorrenziali e a limitare le barriere all'ingresso nel mercato, ma anche a migliorare l'efficienza dell'istruzione secondaria e terziaria. I risultati scolastici, misurati con il test internazionale degli studenti (PISA) risultano 'poveri' rispetto al livello di spesa e il numero di laureati resta basso.
Necessario, inoltre, migliorare l'efficienza della struttura fiscale: l'eccessivo cuneo fiscale sul lavoro e in capo alle imprese, falsa gli incentivi all'offerta di lavoro e al capitale. Non è bastata, insomma, la riduzione delle imposte sul reddito del 2009 per ridurre il peso fiscale sul lavoro.
La "parziale amnistia" dello scudo fiscale, continua il rapporto, ha sì garantito entrate una tantum, ma ha anche contribuito a incentivare una "ambigua fedeltà fiscale".
Tra le raccomandazioni dell'Ocse all'Italia su questo fronte vi sono la riduzione del cuneo fiscale sul lavoro e sul capital" e "lo spostamento del peso fiscale sulla proprietà e sui consumi", oltre alla semplificazione del sistema e all'eliminazione delle molte agevolazioni per stimolare la propensione dei cittadini a pagare le tasse.

 

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