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Mentre l'Agcom cerca di accelerare i tempi dell'asta per l'assegnazione del dividendo digitale, l'esperienza italiana del 'modello Trentino' è giunta al Parlamento europeo, come esempio di best practice di collaborazione tra amministrazione pubblica e settore privato al fine di estendere la penetrazione della banda larga.
L'accordo di partnership pubblico-privato elaborato dalla Provincia Autonoma di Trento lo scorso dicembre punta a garantire la copertura in fibra a oltre 150 mila unità immobiliari, pari a circa il 60% di quelle dell'intera Provincia.
Dell'esperienza del Trentino si è discusso nell'ambito della conferenza 'Internet for all: delivering broadband to the EU regions', tenutasi al Parlamento europeo sotto la regia dell'Onorevole Patrizia Toia, Vice Presidente della Commissione Industria, per fare il punto sul ruolo delle regioni nella chiusura del digital divide.
"Il ruolo delle autorità pubbliche, e delle regioni in particolare, per il raggiungimento degli obiettivi dell'Agenda Digitale va oltre la realizzazione delle reti di nuova generazione. Esse possono stimolare la domanda di tali reti da parte dei consumatori,aumentando di conseguenza gli incentivi per intraprendere investimenti rischiosi", ha affermato Luigi Gambardella, Presidente di Etno, l'Associazione degli operatori di telecomunicazioni europei.
Mentre anche il Parlamento Europeo discute dell'adozione della Decisione per il Programma sul Radio Spettro, che stabilirà l'assegnazione delle frequenze del dividendo digitaleper lo sviluppo della banda larga mobile, l'Agcom ha infine reso note le regole per l'asta delle frequenze, che verranno ora poste a consultazione.
L'asta dovrebbe tenersi al massimo entro il prossimo autunno e prevede la vendita di una quantità di frequenze pari al doppio di quelle assegnate nel 2000 in occasione dell'asta per l'Umts. Sul mercato dovrebbero finire 300 Mhz di nuove frequenze, contro i 145 Mhz messi a gara 11 anni fa. La banda sarà a disposizione dei 4 maggiori operatori presenti sul mercato - Telecom Italia, Vodafone, Wind e 3 Italia - ma ci sarebbe anche spazio per l'ingresso di un new entrant, presumibilmente Poste Italiane, che è già un opertaore mobile virtuale.
Il testo, anticipato da Il Sole 24 Ore, si basa su tre punti: obblighi di copertura differenziati in base alle frequenze portate a casa: per chi si aggiudicherà lo spettro a 800Mhz (tra i 5 e i 25Mhz), quindi, dovrà coprire il 20-40% del territorio e, entro tre anni, arrivare al 50%, con l'obiettivo di giungere al 100% in 5 anni. Per gli aggiudicatari delle altre frequenze, gli obblighi prevedono una copertura obbligatoria del 30% della popolazione entro due anni e del 50% in 4 anni.
Il secondo punto cardine riguarda il refarming delle frequenze della banda 1,8Ghz, mentre il terzo attiene all'ingresso nel mercato di un nuovo operatore.
Una parte delle frequenze messe all'asta sarà recuperate dal dividendo digitale esterno, ossia quelle che saranno liberate quando sarà completato il passaggio alla Tv digitale (si tratta - spiega Milano Finanza - di 60 Mhz nella cosiddetta banda a 800, particolarmente pregiata per gli operatori telefonici); il resto dovrà essere reso disponibile dal Ministero della Difesa che dovrà liberare 50 Mhz nella banda a 1.800, 15 Mhz in quella a 2.000 e ben 190 Mhz nella banda a 2.600.
Dall'asta, il governo pensa di ottenere introiti per circa 2 miliardi e mezzo di euro, ma si tratta solo di una previsione che dovrà fare i conti con le Tv locali, che sono già sul piede di guerra dal momento che l'indennizzo di 240 milioni di euro previsto come 'compenso' è ritenuto insufficiente dalle emittenti locali le quali, oltre a essere state pesantemente danneggiate dal digitale terrestre in termini di perdita di ascolti e, conseguentemente, di ricavi, temono di non recuperare nemmeno le somme investite negli impianti.
Il presidente Agcom Corrado Calabrò, nei giorni scorsi, ha pregato tutti - ministero della Difesa e Tv locali - a rompere gli indugi, poichè "Le frequenze devono essere liberate e messe a servizio degli operatori tlc come dicono le Direttive europee".

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