Da www.corrierecomunicazioni.it

«Manca una visione di insieme che leghi i protocolli». A Catiuscia Marini, presidente della Regione Umbria non convince la strategia delle singole intese messe in campo dal ministro Brunetta.
Presidente, cosa non le piace più precisamente?
Ai protocolli d'intesa non sono associati finanziamenti da parte del Governo, anzi sono ancora bloccati anche i fondi Fas che, ad esempio, l'Umbria aveva programmato di destinare in parte all'e-government. Le Regioni hanno più volte chiesto che questa strategia complessiva - un' agenda digitale per il Paese - passi dalla cooperazione interregionale che ha già portato risultati importanti ed è l'impianto inevitabile che discende dall'impostazione federalista della Repubblica.
Nonostante gli ottimi risultati raggiunti dalle Regioni, soprattutto da alcune del Centro-Nord, permangono ancora ostacoli, non solo di tipo economico, nella realizzazione di progetti Ict. Da cosa dipende?
Dalla percezione che si ha dell'innovazione: da semplice risorsa strumentale per il funzionamento della macchina, l'Ict deve diventare elemento strategico delle politiche regionali, sia per il territorio sia per la macchina regionale. L'innovazione tecnologica deve essere accompagnata da percorsi organizzativi volti al miglioramento dei processi di lavoro, all'ottimizzazione della distribuzione del personale all'interno degli uffici fino alla revisione delle competenze degli enti e delle strutture. La leva Ict si inserisce quindi come strumento imprescindibile di cui tener conto anche nelle riforme.
Proprio in questa prospettiva il nuovo Cad obbliga a dematerializzare, ma soprattutto i piccoli Comuni si trovano in difficoltà finanziaria e organizzativa nel rispettare la roadmap. C'è uno spazio per la collaborazione con le Regioni?
Certamente. Ne è un esempio la Regione Umbria che in questi anni - l'ente per il 2007-2013 ha messo in campo investimenti Ict per 7 milioni - ha perseguito come strategici gli obiettivi legati al tema della Società dell'Informazione e della PA digitale, mediante la realizzazione di numerosi interventi ad hoc con l'obiettivo di costruire un insieme integrato di infrastrutture e servizi digitali a disposizione del sistema delle autonomie locali.
Cosa è stato fatto in concreto?
Sono stati messi in campo interventi per l'efficienza e la semplificazione della PA (Pec e protocollo informatico) e per l'infrastrutturazione del territorio in fibra ottica per superare il digital divide. Solo per questa iniziativa sono stati investiti 40 milioni di euro, tra risorse proprie, nazionali ed europee. Inoltre siamo stati tra i primi a dare attuazione ad una "Community Network", secondo gli standard dell'Spc, in collaborazione con le Province e coinvolgendo tutto il sistema istituzionale umbro. Attualmente sono collegati alla piattaforma più di 100 enti locali e, per la parte del sistema sanitario regionale, tutte le Asl, le Aziende ospedaliere ed i medici di medicina generale. Abbiamo così creato le premesse perché tutti gli enti abbiano le stesse possibilità e gli stessi standard e possano quindi essere connessi e comunicare tra loro attraverso un'unica ossatura di trasporto, condividendo dati efficacemente.
Avete posto anche le premesse la creazione delle Unioni di Comuni che l'Anci considera un'efficace modalità di cooperare sull'Ict...
I sistemi interoperabili sono di certo un facilitatore. Occorre dunque cogliere questa occasione per spingersi sempre di più verso l'esercizio in forma associata dei servizi digitali, senza attendere la costituzione delle Unioni dei comuni - processo che richiederà tempo, ma già stabilito dal legislatore - perché grazie agli strumenti telematici è possibile agire subito sull'efficacia e l'economicità dei servizi erogati formando masse critiche che garantiscano l'economicità di scala. A volte in forma singola è proprio impossibile fare queste attività, pur avendo a disposizione tutti gli strumenti informatici e telematici necessari. E in una Regione come la nostra, con tanti piccoli comuni, occorre perseguire questo obiettivo se si vogliono dare servizi efficienti a tutti i cittadini e a tutte le imprese del territorio. Rischiamo altrimenti una sorta di "digital divide amministrativo" in cui solo i grandi Comuni riescono a sfruttare l'Ict e ad erogare servizi efficienti al passo con i tempi.

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