Da www.corrierecomunicazioni.it

Il ministro Brunetta lo aveva anticipato già a fine 2010. Ora arriva la conferma della Commissione europea: l'Italia conquista il podio dei servizi pubblici online. Secondo l'eGovernment Benchmark Report, l'analisi comparativa elaborata da Bruxelles, il nostro Paese è in testa alla classifica dei Paesi membri per aver reso quasi completamente disponibili online - il 99% su una media Ue dell'82% - i 20 servizi pubblici che l'Europa giudica fondamentali, tra cui la dichiarazione dei redditi, servizi di sicurezza sociale e ricerca di lavoro, registro automobilistico, richiesta di licenza edilizia, certificati di nascita e di matrimonio (albo pretorio online), iscrizione a scuole superiori, servizi sanitari, contributi sociali per i lavoratori dipendenti registrazione di una nuova impresa e appalti pubblici. Buoni i risultati anche in Austria, Irlanda, Malta, Portogallo e Svezia, in cui tutti questi servizi fondamentali sono integralmente disponibili online. "Nell'ultimo anno - precisa la Ue - sono stati constatati notevoli progressi nella messa a disposizione di servizi elettronici anche in Bulgaria e Lettonia. Dalla relazione risulta che i servizi a disposizione delle imprese sono più avanzati di quelli forniti ai cittadini".
Quest'anno il report si è concentrato in particolar modo sulle esigenze dei disoccupati e degli aspiranti imprenditori, analizzando le modalità seguite dagli amministratori per ridurre le formalità burocratiche e rendere disponibile l'intera gamma di servizi pubblici necessari per avviare un'impresa o per ritrovare un lavoro: in Austria, Danimarca, Estonia, Irlanda, Svezia e Regno Unito il 55% dei servizi necessari per avviare un'impresa è fornito tramite un apposito portale o in modo automatico. Tuttavia, soltanto il 46% dei servizi utili per i disoccupati viene attualmente prestato tramite un apposito portale.
Ancora molto basso è l'utilizzo degli appalti elettronici. Se pure più il 70% delle amministrazioni ha iniziato a usarli, la Ue sottolinea che la modalità digitale rappresenta ancora solo il 5% del totale degli appalti. "Se gli appalti elettronici fossero integralmente disponibili e più utilizzati sugli appalti pubblici si potrebbero realizzare risparmi dell'ordine del 30% circa. Le amministrazioni pubbliche nazionali in Europa stanno procedendo nella giusta direzione- avverte il commissario Ue all'Agenda Digitale, Neelie Kroes - ma permangono disparità tra i diversi paesi. Inoltre vi è un margine per migliorare la diffusione degli appalti elettronici (eProcurement)".
Per la prima volta il report fotografa anche la dimensione regionale e locale dell'e-government, mettendo in evidenza le notevoli disparità esistenti nei diversi Paesi. Per i servizi prestati principalmente a livello locale, i piccoli comuni propongono soltanto la metà dei servizi online disponibili nei comuni più grandi. "Ad esempio, mentre i siti web di piccole città offrono informazioni sulle modalità da seguire per chiedere una copia del certificato di nascita - si legge nello studio - quelli di città più grandi contengono anche i formulari da scaricare". Il motivo? Le piccole amministrazioni locali e i loro cittadini preferiscono il contatto personale o altri canali più tradizionali, oppure che le piccole circoscrizioni amministrative risultano meno capaci (per strategia, mezzi, abilità) di offrire servizi online.
Sottolineando, infine, come l'obiettivo fissato dall'Agenda digitale europea sia rendere fruibili servizi di e-gov per il 50% dei cittadini e l'80% delle imprese entro il 2015, la Commissione ricorda che "rendere disponibili online le prestazioni pubbliche - come gli appalti, il registro automobilistico, la dichiarazione dei redditi o la registrazione di una nuova impresa - contribuisce a diminuire i costi della pubblica amministrazione e a ridurre le formalità amministrative per le imprese e per i cittadini".

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