Da www.repubblica.it

Dalle Piramidi alla Piazza Rossa. È la parabola di Wind passata con i suoi 8,5 miliardi di debito sotto il controllo di Vimpelcom (advisor Deutsche Bank). Un'operazione decisa dopo il lungo braccio di ferro in cda tra Altimo e i norvegesi di Telenor: sei voti a favore della fusione, tre contrari. Un numero fondamentale perché lo statuto della società parla chiaro e per operazioni straordinarie, se almeno sei consiglieri sono favorevoli, in assemblea basta la maggioranza semplice. A patto che voti il 25% degli azionisti di minoranza, altrimenti mancherebbe il quorum. I due azionisti hanno quindi iniziato una lotta contro il tempo per i voti degli indecisi.
Una gara alla quale Naguib Sawiris, patron di Wind Telecom (advisor Lazard), assiste impotente confidando nel voto dell'assemblea: "Abbiamo rinunciato a due posti nel cda proprio per convincere Telenor". I norvegesi però non sono convinti dell'operazione che valuta il gruppo 21 miliardi di dollari: 1,5 in contanti, 4,5 sotto forma di azioni Vimpelcom e il resto acquisendo il debito di Wind e Orascom Telecom (al 51% di Sawiris). "Non ci crediamo - dice un portavoce di Telenor - perché non fa parte del nostro business. Vimpelcom è nata per investire in mercati emergenti", mentre in questo caso l'asset principale è un Paese come l'Italia: "Stiamo valutando diverse strade non escludiamo neppure un'azione legale". Un'opzione che anche Sawiris vuole evitare: "Parlerò direttamente
con gli azionisti di maggioranza per capire quali sono le loro idee".
In vista dell'assemblea del prossimo 17 marzo restano da risolvere due nodi: l'Algeria e le quote azionarie. Sul fronte nord africano il governo ha annunciato la nazionalizzazione di Djezzy, la compagnia di Sawiris che i russi ritengono fondamentale. Adesso sarà la diplomazia dell'est a trattare con l'esecutivo di Algeri, sperando anche nei buoni uffici del Cremlino, ma in caso di fallimento i costi dell'operazione sarebbero a carico di Sawiris. Sulle quote azionarie la questione è più complicata. Il magnate egiziano avrà il 20% dei diritti economici, ma il 30,6% dei voti, mentre Altimo si diluirà fino al 31% e Telenor al 25%. I norvegesi sono convinti si tratti di una trappola per farli uscire dall'azionariato: lo statuto prevede che in caso di azioni di nuova emissione gli azionisti abbiamo diritto a una prelazione per non diluirsi nel capitale. Accordo che vale quando non sono coinvolte le parti correlate. Che nella trattativa con Sawiris non lo erano fino al 10 gennaio, quando Altimo ha informato Vimpelcom che uno dei suoi affiliati possiede azioni Orascom per 27,7 milioni. Abbastanza perché l'operazione diventasse tra parti correlate: "Tempistica sospetta" dicono da Telenor. Come se Altimo pensasse a Sawiris per cambiare partner: le sue azioni privilegiate saranno convertibili dal 2013, ma nel frattempo, il prossimo anno, dovrà liquidare con due miliardi di euro, i fondi capitanati da Apax. Una cifra coperta dalla parte cash dell'operazione e dagli 870 milioni che incasserebbe se non si procedesse allo spin off delle attività egiziane ed italiane. Insomma dal 17 marzo prossimo Sawiris potrebbe essere di nuovo un imprenditore senza debiti. A patto che l'Algeria non esploda come una bomba a orologeria.

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